Josè Mourinho

AS ROMA NEWS MOURINHO – Forse è solo nella sintesi degli opposti che si scoprirà il futuro. Il caso Mourinho, in fondo, adesso è un cortocircuito fra la preoccupazione della squadra di perdere un leader assoluto e la apparente serenità con cui José vive questi giorni difficili, scrive La Gazzetta dello Sport.

La Roma è al 7° posto, con neppure un punto in più rispetto allo scorso campionato, e si avvicina alla sfida con l’Inter non potendo contare su Karsdorp, Smalling, Llorente, Kumbulla, Wijnaldum, El Shaarawy (lesione al bicipite femorale sinistro) e Celik (squalificato), con Dybala e Belotti a mezzo servizio.

Eppure, uscendo dal Brianteo di Monza, l’allenatore sembrava in pace con se stesso e, soprattutto, mai così lontano dalla Roma. Mou ha detto ciò che aveva nel cuore da tempo, sapendo che avrebbero potuto dispiacere alla società. Ma non si è fermato, tanto è vero che ad alta voce ha detto: «E adesso che mi deferiscano pure».

Detto che Palladino è stato squalificato per un turno per l’ammonizione rimediata, il deferimento da parte della Procura federale per le parole del dopo gara di José hanno tenuto banco. La Roma ha chiesto gli atti ed entro giovedì vedrà se patteggiare o meno, considerato che Mou è recidivo.

D’altronde, l’attacco a Chiffi è difficile da spiegare se non con la scelta di tagliarsi i ponti alle spalle. «Ci sono club che non vogliono certi arbitri, noi invece non abbiamo la forza per farlo. Forse il club sarà arrabbiato con me, però mi sembra che non abbia neanche voglia di avere forza. Chiffi è il peggiore arbitro incontrato in carriera». Non basta. L’idea di microfonarsi nel parlare coi direttori di gara ha varcato una nuova frontiera, e non conta che lo abbia fatto per «proteggersi».

Non è un caso che Renzo Ulivieri, presidente dell’Assoallenatori ieri abbia tuonato: «Parole gravi e inaccettabili. In particolare ammettere di essere andato in panchina con un microfono per registrare i colloqui tra lui e il gruppo arbitrale… prefigura un’azione che mina alle fondamenta l’intero sistema Gli allenatori sono dalla parte degli arbitri, senza se e senza ma. Anzi, senza Mou…».

A questo punto i precedenti fra Chiffi e il portoghese – che lo aveva criticato per il Milan-Roma dello scorso torneo (3-1) e il Roma-Atalanta dell’attuale (0-1) – non contano, visto che da quando è tornato lo Special One se l’è presa con una ventina di direttori di gara, delegittimando una intera classe arbitrale. Pronti fischietti stranieri? Difficile. Più facile pensare che presto potrebbero essere federazioni estere ad occuparsi di Mou, visto l’interesse di Psg e Real Madrid (se andasse via Ancelotti).

Intanto il club affronta questa nuova crisi con disappunto per le critiche, ma anche con la rassegnazione di chi sa che Mou è questo. Il fatto che da quattro mesi l’allenatore chieda udienza ai Friedkin per parlare del futuro, è un segnale chiaro su chi comanda. Per questo José è stato netto: «Non abbiamo una rosa per competere su due fronti».

Il palese seguito alla frase di sabato: «Non abbiamo investito per andare in Champions». Che invece è l’obiettivo dei Friedkin. Allora torniamo a gennaio, cioè all’intervista del g.m. Pinto. «Non ci manca nulla per competere per questo traguardo». Come si vede, pareri opposti.

E adesso? Il portoghese va in scadenza nel 2024, ma ha detto che «nel calcio i contratti valgono ciò che valgono». Bisognerà perciò capire se e come si svolgerà la cerimonia degli addii e che contraccolpi potrà avere. Il club segue tecnici emergenti come De Zerbi, Thiago Motta e Amorim (Sporting Lisbona), ma una cosa è certa: l’eredità Mourinho potrebbe essere pesante per tutti.



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