AS ROMA NEWS FESTA CONFERENCE LEAGUE – Tutto si tiene in questa splendida giornata, l’amore, la memoria, l’orgoglio. Tutto confluisce in questo corteo infinito, l’anima, le radici, il senso di appartenenza, le nuove generazioni. Una marea giallorossa, gente di ogni età, vecchi tifosi di colpo ringiovaniti, ragazzi al debutto con il successo. Impossibile contarli tutti, scrive Il Messaggero.
La marea riempie l’orizzonte. Per la questura sono centomila ma l’impressione è che tutta la città sia qui. Centinaia di migliaia di cuori nel cuore di Roma. Non è voluto mancare nessuno, dopo una notte passata a fare la spola tra piazza del Popolo, il Colosseo, il Circo Massimo, Testaccio. Sono andati a letto all’alba (chi c’è riuscito) con i clacson nelle orecchie. Stravolti dalla gioia e dalla fatica. Ma era solo il prologo della festa.
Eccoli qui, nel lunghissimo trionfo che la gente tributa ai suoi eroi, come ai tempi dell’antica Roma. La partenza è già un luogo del cuore, e ci piace pensare che non sia stata una scelta casuale. Siamo in via dell’Arcadia, nel parcheggio del Museo delle auto della Polizia. A pochi metri da via di Tor Marancia, quartiere popolare ad alta densità romanista. Siamo nei luoghi di Ago, il capitano che più di ogni altro avrebbe meritato quella coppa.
Doveva restare riservato, ma a Roma – si sa – anche i muri parlano, e all’uscita del Museo si sono radunate già centinaia di persone. Tre pullman griffati Roma ha vinto, sul primo la squadra e Tiago Pinto, sul secondo Mourinho e lo staff, sul terzo Friedkin e famigliari. E la Coppa della Conference, ovviamente, in testa al corteo. Nicolò Zaniolo è euforico, carica gli altri, se mai ce ne fosse bisogno. I saliscendi della Cristoforo Colombo sono un volo a planare verso piazza Numa Pompilio, proprio sotto la casa di Alberto Sordi, dove inizia la marea. Già qui, non entrerebbe uno spillo in più, neanche l’ambulanza passa, è costretta a tornare indietro.
Tra i tifosi in piazza c’è anche Cristian Totti, il nome del padre rievocato su una miriade di magliette. Il percorso si modificherà, perché col passare delle ore la folla aumenta: dopo aver costeggiato lo stadio di Caracalla, virerà verso il Colosseo, tanto è impraticabile il Circo Massimo. C’è perfino chi si aggrappa ai semafori. Chi sale sui tetti dei bus per una visuale migliore. Chi ha portato un neonato, rigorosamente giallorosso: Michael, un mese, pupo della Garbatella, alzato al cielo come la coppa. E così Riccardo, tre mesi, da Morena.
La gente è impazzita. Vorrebbero salire a bordo, i romanisti, concretizzare quel camminerò insieme a te che ha accompagnato tutta la straordinaria cavalcata giallorossa. Vincenzo, 26 anni, ci riesce: si arrampica fin sopra il pullman, Zaniolo gli tende la mano e lo ospita a bordo. Non sta nella pelle. «Come ho fatto a salire? Di mestiere monto ponteggi». Tirano bandiere, maglie, sciarpe, perfino scarpe da autografare: Mourinho, of course, il più gettonato. Finalmente sorridente, rilassato, riprende tutti con lo smartphone.
Zaniolo, il più scatenato, negli inni e nei cori, anche quelli sopra le righe contro la Lazio (le ferite del derby d’andata bruciano ancora…). A proposito, visto Zalewski tenere uno striscione, Laziale chiudi le finestre, e visto Kumbulla alzarne un altro, Lazio, Tirana brutta aria. Per i Friedkin un coro unanime: Presidente, portace Dybala. Chissà.
Davanti al Circo Massimo, la sentenza che sintetizza il pomeriggio: Roma città campione. Si canta, si balla, si urla. All’ora del tramonto, mentre l’arancia ancora rosseggia sui sette colli, il corteo è al Colosseo, i tre pullman sono inghiotti dalla folla, sullo sfondo il monumento più famoso del mondo: i campioni insieme per una foto che farà il giro del globo. E al ritorno a Trigoria, è ancora festa. Striscione, fumogeni, bandiere: bentornati campioni.
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