(Il Messaggero – S. Carina) Un derby di rivincite. Non sono in pochi, a Trigoria, che escono delusi dalla corsa al prossimo mondiale in Russia. Tra chi si era messo l’anima in pace in anticipo, come Dzeko, Karsdorp, Schick e Under, eliminati già nella fase a girone e chi – gli azzurri Florenzi, El Shaarawy, Pellegrini, De Rossi più Manolas – hanno sfiorato il sogno sino agli spareggi, l’elenco degli esclusi è lunghissimo. I più affranti sono certamente gli italiani e il difensore greco ma non va dimenticato il centravanti bosniaco, finito suo malgrado nel calderone mediatico.
INCUBO MONDIALE – A dimostrazione di quanto ci tenesse, Florenzi aveva promesso alla vigilia del ritorno con la Svezia di essere disposto a «morire sul campo» pur di approdare ai Mondiali. Pellegrini, al contrario, si era tenuto tutto dentro. Per lui la delusione è stata doppia. Non solo l’amarezza di dover rimandare l’appuntamento con la più grande kermesse calcistica ma anche l’incredulità per non esser stato convocato per gli spareggi. Se Ventura oltre a giudicare l’impiego di Defrel come esterno offensivo si fosse accorto che nella Roma il titolare (o quasi) della mediana a tre è Lorenzo, forse avrebbe evitato di farlo rimanere a casa e di giustificare la sua assenza con parole («Dovevamo fare una scelta finalizzata alla possibilità di muoversi su più fronti») delle quali ancora oggi si fatica a trovare un filo logico. De Rossi invece non è servito nemmeno che parlasse. Era stato sufficiente guardarlo negli occhi quando il pallone di tal Johansson aveva toccato il suo stinco, spiazzando Buffon a Solna. Oppure osservare la sua reazione durante il ritorno dell’altra sera a San Siro, quando davanti alla possibilità di entrare in campo nella ripresa, si è arrabbiato perché riteneva fosse più giusto impiegare un attaccante. Senza contare il post-gara, dove malinconicamente ha annunciato, dopo 13 lunghissimi anni e 117 presenze, l’addio alla nazionale. Per alcuni di questi ragazzi, questa era l’ultima chance di partecipare al mondiale. Detto di Daniele, nel 2022 in Qatar Dzeko avrà 36 anni. Difficile che possa ancora incidere come adesso. Per questo motivo, dopo il ko casalingo contro il Belgio, Edin delusissimo – si è chiuso nel silenzio. Gran parte dei media bosniaci se la sono presa proprio con lui, reo di aver sbagliato un gol e di non essere mai decisivo quando conta. Come se il miglior marcatore della nazionale fosse qualcun altro e ai mondiali del 2014, la prima qualificazione storica della Bosnia, non fosse arrivata grazie alle sue reti (10 nella fase a gironi). Nella lista dei delusi c’è spazio pure per Manolas. C’è da scommettere che se Kostas non avesse dovuto saltare l’andata con la Croazia per una decisione alquanto singolare della Fifa (il difensore è stato punito per aver preso intenzionalmente un’ammonizione contro Cipro per scontare la squalifica nel facile impegno contro Gibilterra nella fase a gironi) la Grecia non avrebbe incassato 4 gol a Zagabria, facendo calare in anticipo il sipario sulle velleità mondiali.
CARICA EUSEBIO – Toccherà a Di Francesco rincuorarli e trasformare la delusione in voglia di reazione. Il tecnico ha dimostrato nel recente passato ad esempio col Chelsea all’Olimpico, quando ha deciso che fosse giusto che giocassero i calciatori che la Champions l’avevano conquistata sul campo, anche a discapito dello stato di forma – di essere un fine psicologo. E ieri ha già concesso il bis. Gli è bastato vedere la faccia dei vari El Shaarawy, De Rossi e Florenzi per rimandarli a casa, dopo un brevissimo ciclo di terapie e uno scambio di battute. Con il derby e l’Atletico Madrid alle porte, non c’è spazio per lo sconforto. Da oggi si ricomincia. E c’è da scommettere che la maggior parte dei delusi, se non tutti, li vedremo in campo già sabato. Ripartire, nonostante lo schiaffo, è d’obbligo.
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