Davide Astori

(La Repubblica – F. Ferrazza) A Udine si è fermata la vita di Davide Astori e proprio a Udine è legato il ricordo della sua unica rete con la maglia della Roma. Era la stagione 2014/15, la seconda con Garcia in panchina, il 6 gennaio, quando grazie a un gol non gol (però convalidato) del difensore, i giallorossi vinsero contro l’Udinese (0-1), portandosi a meno uno in classifica dalla Juventus. Le polemiche che ne seguirono sfumano nei ricordi, lasciando l’immagine romana di un ragazzo sempre sorridente, che si era trasferito nella capitale con la donna della sua vita, la showgirl Francesca Fioretti,conosciuta da pochi mesi, con la quale condivideva la passione per i viaggi e che gli ha poi regalato la figlia Vittoria, nel 2016, a Firenze. Davide lo ricordano tutti a Trigoria come un uomo intelligente, garbato, disponibile, con la testa superiore alla media. Aveva legato tantissimo con De Rossi e Totti, che l’ha subito voluto ricordare anche sui social. “Scioccato, incredulo e senza parole per questa tragedia. Sono vicino alla famiglia e agli amici di Davide”. Astori si trasferì rocambolescamente alla Roma dal Cagliari (in prestito con diritto di riscatto) il 24 luglio del 2014, soffiato dai giallorossi alla Lazio, che aveva un accordo già chiuso con i sardi. Uno smacco che scatenò la contestazione degli ultras laziali nel ritiro estivo di Auronzo, con un duro confronto con il ds Tare, che in nottata aveva provato a evitare lo scippo. E anche la Lazio ieri ha ricordato il giocatore dichiarandosi “attonita ed incredula”.

A Trigoria Davide ritrovò Nainggolan, con il quale aveva condiviso gli anni di Cagliari. “Ancora non ci posso credere – scrive il Ninja – un grande giocatore ma ancora più una grande persona…quante battaglie insieme”. La carrellata di dolore, vede anche l’omaggio di Di Francesco (“Non c’è modo di accettare una scomparsa così sconvolgente”), Monchi (“Conosco la sofferenza perché l’ho vissuto in prima persona con lo sfortunato Antonio Puerta, auguro coraggio ai familiari”), e Garcia, che a Roma lo aveva allenato, facendogli collezionare 30 presenze in giallorosso (“Un professionista e ragazzo esemplare, sono vicino alla famiglia e ai suoi cari”).



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