AS ROMA NEWS BELOTTI – L’introduzione, forse, è la cosa più dolce di una presentazione per certi versi quasi timida. “Non voglio parlare del giocatore, ma della persona. Andrea Belotti rappresenta una di quelle persone che lottano per la maglia”. Pensieri e parole del general manager Tiago Pinto, che così accoglie virtualmente il centravanti azzurro alla Roma. Per questo potrebbe essere il canto del Gallo ciò che mancava alla Roma per diventare grande davvero e farsi sentire forte e chiaro a tutte le latitudini, scrive La Gazzetta dello Sport.
Non nascondiamolo, la Roma ha tesserato un campione d’Europa e un capitano, che per sei stagioni consecutive è andato in doppia cifra come reti, se si eccettua l’ultima. “Lo scorso anno ho avuto una stagione turbolenta per via di alcuni infortuni – ha spiegato Belotti –. La maggior parte sono stata di natura accidentale e non muscolare. Sono stato fuori più tempo rispetto alle scorse stagioni, è stato tutto un sali e scendi. Da capitano del Torino, poi, ho vissuto un’estate particolare. Non ero alla ricerca di un contratto ma di un progetto e qui l’ho trovato. Non l’ho mai nascosto: il mio desiderio era di venire qua. So che c’è una punta forte come Abraham, ma quando ci sono certi giocatori viene naturale mettersi in gioco. Tra l’altro, quando ho visto che la situazione stava andando per le lunghe ho preso un preparatore perché mi dovevo far trovare pronto. Posso dire che fisicamente sono a posto”.
Riavvolgiamo il nastro. Una delle frasi chiave pronunciate dall’ex granata è quella legata al progetto. A 28 anni, l’attaccante non è certo sul viale del tramonto, ed è per questo che arriva in una Roma conscia di vivere una stagione particolare e per certi versi esaltante, come il primato in classifica sta dimostrando. “Questo è un campionato strano per via del Mondiale – spiega –. E la vedo un’opportunità per i giocatori che non vanno al Mondiale di mettersi in condizione perché poi da gennaio a giugno ci saranno tante partite. Essendo una rosa ampia, ci sarà bisogno di tutti. L’obiettivo della Roma deve essere vincere partita dopo partita. Da quando sono arrivato ha percepito la voglia di vincere. La Roma può imporsi in ogni partita, poi dove arriveremo si vedrà alla fine, non bisogna porsi alcun limite”.
Allora si capisce bene lo spirito dell’uomo di cui Pinto parlava all’inizio. Per questo l’inseguimento all’attaccante, da parte della Roma, è stato lungo e tenace. “A luglio c’è stato un primo contatto, ma si trattava più di un interesse – dice Andrea –. In quel momento il parco attaccanti della Roma era pieno e il matrimonio non si poteva fare. Nell’ultima settimana abbiamo ricevuto una chiamata dal direttore che si è informato sulla mia situazione e ci ha chiesto di aspettare 72 ore per prendere una decisione. Ho dato subito la disponibilità ad aspettare perché ormai si sa che la mia priorità era venire qua. E ora sono felice, perché si percepisce l’unione che c’è tra squadra e tifosi. Ed è una cosa davvero fantastica”. La concorrenza con Abraham per Belotti non sembra un problema. “La situazione con Tammy la vedo un’opportunità per crescere. So che lui è un attaccante di grande livello ed è una cosa che mi stimola a dare di più”.
E a proposito di stimoli, anche ritrovare Dybala è stato bello. “Abbiamo pensato al nostro percorso. Abbiamo cominciato entrambi al Palermo, poi siamo andati a Torino, ma in due squadre diverse e ora ci ritroviamo qui. La prima cosa che abbiamo notato è stato il nostro percorso di crescita”.
Una crescita che la passione dell’Olimpico mostrata martedì contro il Monza ha certificato. “È stata una sensazione magica. Quando ero sotto al tunnel, sentivo che i tifosi mi cercavano, ho percepito l’affetto della gente. Una volta entrato, non mi aspettavo di vedere così tanta gente. Avevo sentito che era tutto esaurito ma un conto è sentirlo, vederlo fa un altro effetto. Quando ho alzato lo sguardo ho visto la gente che mi incitava ed è stato bellissimo. Sembrava un sogno. Se avessi segnato, sarebbe stato coronato in maniera perfetta”. La sensazione è che sia solo una questione di tempo.
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