Rassegna stampa
Il Governo fermerà il calcio
Il passo decisivo l’ha compiuto ieri mattina il Ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora che ha varcato il confine: “Sarà il governo a decretare, per motivi di evidente emergenza sanitaria, la chiusura del campionato“.
Praticamente quello che, se si deve chiudere, chiede il calcio. Forse sono servite le parole del presidente della Figc, Gabriele Gravina che aveva pungolato Palazzo Chigi: “Non firmerò mai per lo stop dei campionati, ce lo imponga il Governo“.
Spadafora è uscito allo scoperto, specificando anche che si cercherà di “creare, nei limiti del possibile, le condizioni affinché il mondo del calcio paghi meno danni possibile“.
Lo stop della Francia ha armato di coraggio il governo. Chiudere, però, comporta molte conseguenze. In primis un mucchio di cause legali. Ma c’è di più perché fermando il calcio si creerà un terremoto economico con squadre fallite, posti di lavoro persi e crollo patrimoniale delle aziende. Il pallone con tutto l’indotto circostante genera 10 miliardi di impatto sul Pil. Tradotto lo 0,58%.
“In questi giorni il Comitato tecnico scientifico sta incontrando le varie componenti del mondo del calcio, non solo la Figc, per avere approfondimenti sul protocollo presentato. Se verrà trovata una sintesi tra il Comitato e la Federcalcio gli allenamenti potranno riprendere e questo avrà una ricaduta positiva anche sulla possibile ripartenza del campionato” ha rimarcato il ministro.
E la serie A? I venti presidenti cercano l’unione. Hanno ribadito la volontà di riprendere. Lo hanno fatto in 18, almeno formalmente. Poi negli intenti c’è da capire cosa vogliono fare davvero.
(Il Messaggero)
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