L’uomo dei gol impossibili chiede spazio. Sì, Florenzi è pronto a tornare in mediana. Al posto di chi è ancora da decidere ma il nazionale azzurro è convinto che sia arrivato il suo momento. Lo hanno ribattezzato jolly perché sa fare tutto: attaccante in un tridente, intermedio in un centrocampo a tre, esterno offensivo sia a destra che a sinistra in una linea a cinque, terzino in una difesa a quattro. Non sarà mai Dani Alves ed è il primo a saperlo e probabilmente dei ruoli precedentemente elencati quello del terzino è la posizione che gli sta più stretta. Perché Alessandro non lo dice ma è consapevole che nell’emergenza chiunque può ricoprire una posizione non sua e fare anche bella figura. Il problema è quando l’eccezione si trasforma in consuetudine. Il mercato non completo di quest’estate potrebbe agevolarlo nel tornare a giocare più avanti. Spalletti (anche ieri assente a Trigoria per il doppio, tremendo lutto che ha colpito la sua famiglia) in merito è stato chiaro: prima lo ha inserito nella lista dei centrocampisti nella tourneé americana. In seguito, come se non bastasse, lo ha ribadito pubblicamente dopo l’arrivo di Bruno Peres: «Florenzi torna a centrocampo». Poi però quando il nazionale azzurro è stato disponibile (due gare su quattro: a Oporto e Cagliari) è stato sempre impiegato come terzino destro. A dimostrazione che come si prova a sistemarla, la coperta – ancor di più se non rientrano gli infortunati – rischia di essere sempre corta. Domani ritrova la Sampdoria, la squadra contro la quale il 22 maggio del 2011 si è regalato i primi 4 minuti in serie A, subentrando al posto di Totti. Se giocherà, lo farà con la fascia di capitano al braccio, come già accaduto nella trasferta in Sardegna. Perché il dubbio rimane. A meno che Spalletti non voglia concedere un turno di riposo a Strootman che ormai tra club e nazionale non salta un minuto e considerando Nainggolan inamovibile, l’unico posto disponibile (oltre a quello di terzino) in mezzo rimane quello di Paredes (con De Rossi che si augura di poter figurare almeno nella lista dei convocati). Dal ballottaggio con l’argentino sarà più chiaro anche il modulo anti-Samp. Se prevarrà l’ex Boca, presumibile che la Roma giochi con il 4-3-3 e Florenzi potrebbe scivolare nuovamente in difesa con lo spostamento di Bruno Peres a sinistra. Se invece toccherà ad Alessandro, possibile il passaggio al 4-2-3-1, con Strootman e Nainggolan davanti alla difesa (a proposito: ieri Vermaelen non si è allenato per un problema agli adduttori ma oggi dovrebbe esser presente in gruppo) e il tridente formato da Salah, Perotti e Florenzi alle spalle di Dzeko. Ieri il centrocampista di Vitinia nella partitella svolta a campo ridotto è stato provato alto a sinistra in un tridente completato da Totti in posizione centrale e il duo Perotti-Gerson pronto ad alternarsi a destra. Prove che sembrano confermare l’intenzione di restituirlo alle sue vecchie mansioni.

IL SETTEMBRINO – Normalmente settembre è il suo mese. Nel 2012-13 segna sia il giorno 2 nel successo contro l’Inter a San Siro (3-1) che il 16 nella sconfitta interna col Bologna (2-3). La stagione seguente, dopo aver già lasciato il segno alla prima giornata disputata gli ultimi giorni di agosto, concede il bis il 16 settembre contro il Parma e il 29 nel 5-0 al Bologna. Anche due anni fa con Garcia parte forte: in rete va sia il 21 settembre contro il Cagliari che il 27 nel 2-0 all’Olimpico contro il Verona. Il 16 settembre dello scorso anno il gol al Barcellona che vale una carriera: la parabola di 55 metri che s’insacca alle spalle di Ter Stegen per poco non viene premiata come la rete più bella della passata Champions. Di gol belli Florenzi è uno specialista: dalla rovesciata di due anni fa al Genoa al coast to coast sempre contro i rossoblù nel maggio 2015. Senza dimenticare il tiro al volo di Livorno, lo stop in area di interno destro e rete di esterno su uscita del portiere a Udine o quello al Sassuolo: dribbling in corsa e botta di destro all’incrocio. In questo avvio di stagione è ancora a secco. E per una volta c’è da scommettere che si accontenterebbe anche di un gol brutto e facile.

(Il Messaggero – S. Carina)



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