Non c’è stata rimonta, ma l’Olimpico alla fine ha applaudito la prima sentenza della stagione, che la Roma ha fatto molto, se non tutto, per cambiare. Lopes migliore dei suoi (bravo tre volte, straordinario una quarta), l’immagine nitida di un Lione ridimensionato almeno per un’ora, e poi il record stagionale di 25 tiri (9 nello specchio), anche se nulla potrà cancellare l’ombra della gestione della gara di andata.

L’incubo dei 90’ di Lione si era riaffacciato quando da un’immaginaria fotocopiatrice era uscito il disegno del gol dell’1­-0 francese: punizione di Valbuena, stacco potente ma solitario Diakhaby, troppo libero di saltare scappando prima da Fazio e poi da Manolas. L’1­-1 immediato di Strootman era stato la minima compensazione per il tanto sbattuto in faccia dalla Roma a un Lione che non aveva neanche avuto il tempo di decidere se stare basso per scelta. Era stata la Roma a costringerlo. La squadra fino a ieri più volte al tiro di tutta l’Europa League per mezzora si era dovuta acquattare, spinta indietro dal progetto della Roma. Al minuto 41, Lopes è costretto ad un doppio no su Strootman, colpevole sul primo tiro di aver visto la porta più stretta di quello che era. Il portiere del Lione si ripete ad inizio ripresa con il vero miracolo della serata su Nainggolan.

Entra El Shaarawy e l’ultima mezzora si gioca con addosso il fuoco della speranza: in 78 secondi il Faraone propizia il 2-1 e 3’ dopo, apre troppo il destro del possibilissimo 3­-1. L’ultima vera occasione gol pulita per la Roma: la trazione anteriore rinforzata con Perotti e poi Totti ha prodotto un assalto frenetico più che lucido, da cui il Lione è riuscito finalmente a uscire con più leggerezza, costringendo Alisson agli straordinari almeno tre volte. Ma a quel punto il sogno assomigliava già di più a un’illusione.

(Gazzetta dello Sport)



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