Rassegna stampa
Il mezzo-gol di Rizzitelli: “Colpii il piede di Voeller e il pallone finì in rete”
Nella classifica all time dei boati dell’Olimpico, quello a pochi istanti dalla fine di Roma-Broendby si piazza in una posizione molto alta. Era il 24 aprile del 1991 e la Roma di Ottavio Bianchi era virtualmente eliminata nella semifinale dell’allora Coppa Uefa: 0-0 in trasferta all’andata, 1-1 fino a quel momento. Poi, al minuto 87, Voeller ha fatto esplodere di gioia tutto lo stadio, anticipando di una frazione di secondo Ruggiero Rizzitelli. «Tutti mi avevano dato il gol, anche il telecronista della Rai. Ho calciato il piede di Rudi, l’abbiamo spinta in due», il ricordo di Rizzigol.
Una gioia che non si dimentica.
«È stata un’emozione fortissima. Chi era allo stadio mi ha detto che si è ritrovato venti o trenta file più in basso, trasportato dall’esultanza».
Dopo un percorso fantastico stavate scivolando su una buccia di banana…
«Avevamo eliminato squadroni come Benfica, Valencia, Bordeaux, Anderlecht. Contro i danesi ci davano tutti favoriti, ma Ottavio Bianchi ci aveva messi in guardia. Schmeichel parò tutto, ma noi non eravamo entrati in campo con lo spirito giusto. Ho dovuto prendere un bel rischio».
Cosa ha fatto?
«Urlavo per scuotere la squadra ma nessuno mi ascoltava, poi sono impazzito e ho iniziato a rincorrere gli avversari, rischiando l’espulsione. Li ho insultati tutti, in quel momento ci siamo uniti, anche con il pubblico. Segnai il gol del vantaggio, poi segnai anche in finale con l’Inter, ma non bastò».
Ripensa spesso a quella finale?
«L’abbiamo persa all’andata, un rigore scandaloso e ingiusto. Noi protestavamo e loro ci hanno fatto il secondo gol. Ho preso il palo all’inizio, se avessi fatto gol la partita sarebbe cambiata, la coppa l’avremmo vinta noi, spinti dal nostro grande pubblico nel nostro stadio stracolmo».
Quando torneremo a vedere stadi pieni?
«Spero presto, c’è una grande voglia di calcio. Tutti gli italiani non vedono l’ora che si riparta: il calcio è gioia e divertimento. Prima c’è la salute, ma bisogna fare qualcosa per ripartire, sennò muore tutto il sistema».
Anche a porte chiuse?
«Non è la stessa cosa, ma in questa situazione sarebbe comunque una gioia».
Che campionato sarebbe?
«Con valori e parametri differenti. I preparatori dovranno essere dei fenomeni. E poi non si potrà sbagliare niente, perché non ci sarà possibilità di recupero».
E se invece non si riprendesse?
«Sarebbe il caos. Non vorrei essere nelle panni di chi deve decidere, qualcuno rimarrà scontento».
Che Fonseca si aspetta alla ripresa?
«Un allenatore ancora più maturo. Aveva già imparato tanto, ha capito gli errori e dove migliorare. In questa quarantena è entrato ancora di più nel mondo Roma, ha capito dove si trova».
(Corriere della Sera)
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