ULTIME NOTIZIE AS ROMA MILAN – Siamo ancora a metà strada, gli effetti della pandemia restano imperscrutabili, ma se il Milan continua il 2022 come l’ha cominciato diventa l’anti-Inter più credibile. Tonali è una meraviglia di regista, Diaz mezzala un’invenzione da non sottovalutare, Giroud, Messias e il redivivo Leao non sbagliano mira e Maignan è un gran portiere, scrive La Gazzetta dello Sport.
Alle celebrazioni manca Ibra che fallisce l’ennesimo rigore, ma il 3-1 spinge i rossoneri a un punto dall’Inter (ferma per Covid) e restituisce sicurezze perse un po’ per strada. Grazie anche alla Roma, sicuro, al suo nervosismo autodistruttivo e a un progetto tattico discutibile: ma il Milan è superiore e non cade nell’errore dell’Atalanta che aveva concesso a Mou il centro ideale del ring. Qui succede il contrario e vince Pioli. Meglio: succede di tutto, tra rigori discussi al Var, due espulsioni giallorosse e tre legni del Milan, senza che la gestione di Chiffi dia una mano. Quello che sorprende è come la Roma resti lo stesso in partita fino a una decina di minuti dalla fine, quando Leao vola verso il gol. La sconfitta fa male e avrà conseguenze contro la Juve: Karsdorp e Mancini, espulsi, resteranno a casa. E la zona Champions rischia di allontanarsi.
Facile immaginare che Mou tentasse un colpo tipo quello riuscito con l’Atalanta. Ma non c’è dubbio che quel match sia stato il compito per le vacanze di Pioli. Niente aggressione sfacciata che avrebbe concesso autostrade ad Abraham e Zaniolo, niente rischi inutili. Il contrario. Pioli, tornato in fase creativa, trova ancora la mossa giusta pur travolto dalle assenze per infortuni e Covid (Kjaer, Tomori, Calabria, Romagnoli, Kessie e Bennacer sono solo i più importanti).
Contro l’Empoli aveva spostato Kessie sulla trequarti, vincendo contro una squadra che ha giocato meglio. Con la Roma passa a un coraggioso 4-3-3 che mette in crisi il centrocampo di Mou: perché le mezzali Diaz e Krunic costringono Mikhitaryan e Pellegrini a fare (male) gli incontristi, mentre Veretout, già non impeccabile da vertice basso, finisce spesso in inferiorità e non protegge i difensori. Sia quel che sia, dopo un quarto d’ora è già 2-0.
Naturalmente non è tutta una questione tattica. È che il Milan gioca meglio e gli episodi sono a suo favore. Dopo quattro minuti il Var scorge che la gran botta di Hernandez, parata da Rui Patricio, è stata toccata dal braccio di Abraham: rigore e Giroud non perdona. Al 17’ è Ibañez, in una delle peggiori interpretazioni stagionali, a innescare Giroud con un retropassaggio letale. Il palo si oppone al francese, ma non al colpo di Messias. E due.
Ma nel calcio di oggi non è mai finita, solo che la Roma avrebbe bisogno di rifarsi il trucco: bene la difesa a tre e Zaniolo attaccante, due accorgimenti che l’hanno rimessa in sesto, ma qui Veretout aveva bisogno di un Cristante in più, invece di Miki o Pellegrini. E poi le tre punte rossonere, con Messias e Saelemaekers scientemente larghissimi per obbligare la Roma ad abbassarsi a cinque, potevano essere contrastate meglio tornando alla difesa a quattro.
Mou Solo che la partita la fa il Milan. Tonali è dovunque: il suo ruolo sarebbe play davanti alla difesa, in realtà trascina palla e squadra sfuggendo a qualsiasi tentativo di controllo. Diaz parla la stessa lingua: era in crisi da tempo, improvvisamente recupera dribbling, inventiva e tiro. Il fisico non è dei più prorompenti, ma in versione Calhanoglu interista, mezzala-trequartista, potrebbe dare soddisfazioni a Pioli.
La Roma invece si specchia nelle sue difficoltà: dietro balla, in mezzo non propone incursioni, sulle fasce Karsdorp si ferma presto e Viña non trova posizione. E davanti Zaniolo non riesce mai veramente a liberarsi. Però un bel tiro di Pellegrini da lontano trova la deviazione alla Paolo Rossi di Abraham e il 2-1 di fine primo tempo promette scenari interessanti. Il Milan sembra fermarsi alla traversa di Diaz nella ripresa e allora Pioli corre ai ripari, dopo 20’, ristrutturando il 4-2-3-1 con Bakayoko per Krunic e Leao per Saelemakers. Risponde Mourinho con un 3-4-3, con Cristante, El Shaarawy e Felix per Miki, Pellegrini e Viña, ma Karsdorp gli rovina tutto prendendo il secondo giallo e lasciando la Roma in dieci.
Karsdorp è colpevole, vostro onore, ma l’atmosfera surriscaldata di San Siro è anche conseguenza di Chiffi che non sbaglia decisioni chiave ma gestisce male e parla troppo, facendo arrabbiare le due squadre. Un cartellino in più e una predica in meno non avrebbero fatto male. Comunque in inferiorità la Roma non ha più chance e l’entrata di Ibra regala emozioni: l’apertura per la fuga in gol di Leao e il rigore del 4-1 sbagliato, con Mancini espulso per secondo giallo. Ritrovato Leao, le soluzioni di Pioli in avanti cominciano a diventare tante ed è facile che a Venezia il portoghese possa dispiegare la sua corsa dal 1’. Meno felice la Roma che perde due pedine contro la Juve, ma i bianconeri visti con i resti del Napoli sono molto meno squadra del Milan, caro Mou.
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