Francesco Totti, Capitano della Roma

L’unica certezza, a 6 giorni dal traguardo, rimane la massima partecipazione. Perché, ormai da due settimane, è stato annunciato il tutto esaurito per Roma-Genoa, anticipata dalla Lega alle ore 18 su richiesta del club di Pallotta e in programma domenica all’Olimpico. E’ la partita che chiude il campionato, con la squadra di Spalletti costretta a vincerla se vuole andare direttamente in Champions. Ma il sold out non ha niente a che vedere con la classifica e lo conferma il dato di spettatori della precedente partita casalinga (53 mila per la sfida di domenica 14 maggio con la Juve capolista e non ancora campione): i 65 mila (forse anche di più) saranno allo stadio per Totti. Che ringrazierà per l’affetto la sua gente, indossando, dopo 25 anni vissuti sempre con gli stessi colori addosso, per l’ultima volta la maglia giallorossa. La parola fine è stata scritta quasi un anno fa, il 7 giugno del 2016, dalla proprietà Usa che, rinnovando il contratto per una stagione al capitano, annunciò contemporaneamente che sarebbe stata anche l’annata conclusiva di Francesco.

QUESTIONE DI FAMIGLIA – Domenica, però, non sarà il Totti day. Anche se la gente si presenterà all’Olimpico per passare il pomeriggio accanto al suo capitano, il risultato di Roma-Genoa dovrà comunque avere la priorità. Ad esempio Spalletti, dopo aver considerato Francesco al massimo il terzo cambio da fare in corsa (di solito al fotofinish), non potrà mai schierarlo titolare per far contenta la tifoseria, pure per non rimangiarsi quanto detto dal 15 gennaio del 2016. E cioè che prima viene il bene della Roma che, a questo punto, è il raggiungimento del 2° posto. Magari concederà a Totti più spazio che nelle ultime partite. L’ultima mezz’ora o, se il punteggio lo consentirà (i rossoblù di Juric sono già salvi), tutta la ripresa. Di sicuro il toscano, entrando in campo da probabile futuro allenatore dell’Inter, non potrà lasciarlo a guardare. Alla festa, comunque, penserà il pubblico, non il giocatore. Che, quando deciderà di dare l’addio al calcio, organizzerà in proprio la sua ultima partita. Scegliendo lui la data e gli invitati illustri. Di sicuro il 28 maggio ci saranno i suoi cari. La moglie Ilary, i figli Cristian, Chanel e Isabel, mamma Fiorella, papà Enzo e il fratello Riccardo. Saranno coinvolti a fine partita, quando il capitano, dopo aver ricevuto un riconoscimento da Pallotta, farà il giro del campo per il saluto a chi gli ha voluto bene. E dai tabelloni dello stadio, la voce di qualche (ex) campione lo accompagnerà.

PROTAGONISTA A RICHIESTA – Dal 29 maggio, insomma, Totti non sarà più un calciatore della Roma. Di più non è dato sapere. Perché lui, tra una battuta e l’altra, non ha ancora ufficializzato che cosa farà da grande. E soprattutto se smetterà con il calcio giocato (è molto probabile). Lascia parlare, di lui, gli altri. C’è chi, come il dg Baldissoni, ha appena fatto riferimento «alla bella festa che prepareremo domenica per Francesco». Chi come Spalletti sembra non vedere l’ora di parteciparvi. O come chi, tra i tifosi, torna all’Olimpico solo per il capitano. Dal prossimo 1° luglio, intanto, può partire la sua nuova avventura: Totti ha altri 6 anni di contratto, da dirigente. Il nuovo ds Monchi, in privato e in pubblico, si è già esposto: «Lavorerà al mio fianco». Nell’area tecnica, dunque. Totti, però, non si è ancora pronunciato. Lo farà, non subito, dopo la fine del campionato. Con lo spagnolo ex Siviglia il feeling è più che decente. Di conseguenza la collaborazione non va esclusa, soprattutto ora che è certo l’addio dell’attuale allenatore. Con il resto del pianeta Roma il rapporto è abbastanza freddo. Con Spalletti non si confronta da mesi, limitandosi al buongiorno e buonasera. Con Pallotta, in arrivo per la gara con il Genoa, nessun contatto recente. E nessuna telefonata nemmeno con Baldini, consulente ad personam del presidente (da Londra, Città del Capo o Reggello, fa lo stesso). Quotidianamente il capitano ha la possibilità di incrociare, nel fortino di Trigoria, il dg Baldissoni e l’ad Gandini. Comunica poco anche con loro. Solo se serve e per educazione. Più formale di così non si può.

(Il Messaggero – U. Trani)



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