Alessandro Florenzi e Daniele De Rossi

(Gazzetta dello Sport) Va bene, c’è altro a cui pensare. Il calcio del vestito buono, dell’abito di gala, quello delle vetrine e delle immagini che si vedono in tutto il mondo. Tutto vero, tutto giusto, persino doveroso. Ma non chiedete a Daniele De Rossi, Alessandro Florenzi, Stephan El Shaarawy, Marco Parolo e Ciro Immobile di considerare l’ansia da derby – quello che ormai si profila all’orizzonte – come roba da provinciali, rivalità da Grande Raccordo Anulare.

PRIMA LA SVEZIA – Ovvio che lo spareggio contro la Svezia occupi cuori e menti da qui a lunedì delle prossima settimana, ma qualcosa (o qualcuno) ci dice che qui a Coverciano, finiti gli allenamenti, consumata la riserva di energia e attenzione della giornata, ciascuno dei cinque azzurri sia proiettato a quel Roma-Lazio che incombe. Basta poco. Una telefonata di un amico, un giro sui social, una sbirciata sui siti specializzati a raccontare le news delle due squadre. E allora la testa, sia pure per un attimo, vola già all’Olimpico, a quel sabato 18 novembre che racconterà il seguito di una storia senza fine.

TRAGUARDI – Intendiamoci, la giornata azzurra vuole corpo e anima di tutti. De Rossi sa che il Mondiale potrebbe essere il suo canto del cigno in Nazionale e – sulla falsariga di Buffon – pensa che nulla sarebbe più bello che lasciare quella ribalta nel modo più alto che possa esserci. Non basta. Sulla strada ci sono sogni grandi e strettamente privati, come agganciare Paolo Maldini sul podio delle presenze storiche in Nazionale (126) oppure mettere finalmente d’accordo tutti, superando se possibile Baloncieri a quota 25 gol per essere il centrocampista più prolifico della storia del calcio azzurro, sia antico che moderno. Non facile, ma le ultime occasioni d’altronde sono così. Lo sa anche Parolo, forse anche lui – carta d’identità alla mano – all’ultima chiamata per un Mondiale, che proprio per questo diventa un’occasione da non perdere. Pure Marco va di fretta, anche per cancellare un’anomalia, quella che vede lui, centrocampista goleador, ancora a quota zero di realizzazioni in azzurro. Di reti invece è specialista Immobile,che vede «Russia 2018» in un’altra ottica: la consacrazione. Va bene essere capocannoniere nel giardino di casa, va benissimo rivaleggiare con Messi, Cavani e nobiltà cantante per la Scarpa d’Oro, ma dopo le amarezze di tre anni fa in Brasile, l’occasione russa è da non perdere. Certo, benedetti dall’anagrafe, Florenzi ed El Shaarawy non dovrebbero avere lo stesso problema. L’età consente loro di sognare altre vetrine mondiali, ma nella terra di Lorenzo de’ Medici, forse anche a loro sembra risuonare nelle orecchie il celebre verso del Magnifico: «Del doman non v’è certezza, chi vuol esser lieto, sia». Come dire, il momento è ora. Meglio non lasciarselo scappare.

CURA DERBY – Tutti e cinque però, che in questi giorni fiorentini scherzano e ridono tra loro come fratelli d’azzurro, sanno che – a differenza degli altri 22 – l’adrenalina per loro non calerà il 13 novembre, con il ritorno contro la Svezia. Ci potrà essere gioia o amarezza, ma a pochi giorni da un derby così importante per la classifica le pile dovranno essere subito cariche. Potrà sembrare paradossale, ma il 18 novembre il loro Mondiale sarà uno solo: Roma. Meglio non dimenticarlo.



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