Virginia Raggi

La Lazio aveva pizzicato sui social Matteo, 7 anni, con addosso la maglietta numero 87 di Antonio Candreva, ex beniamino biancoceleste appena passato all’Inter. Così ieri, mentre Raggi accoglieva il presidente della Roma, il club di Lotito ha telefonato in Campidoglio per capire come recapitare al piccolo fan una maglia nuova di zecca, magari con il nome del nuovo idolo, Ciro Immobile, sulle spalle. Un garbo. Forse pure un piccolo spot, magari una via cortese per allacciare un rapporto con i Cinquestelle. Però al telefono è arrivato il no: «Grazie, ma il sindaco non può schierarsi apertamente ed essere etichettata come tifosa laziale. Deve mantenere l’imparzialità, anche nel calcio».

Eppure che Raggi avesse tiepide simpatie laziali era cosa nota e ciò non le ha comunque impedito di stravincere le elezioni con quasi il 70% al ballottaggio, quindi anche con molti romanisti a spingerla sul Campidoglio. In mattinata, mentre Lotito si aggirava negli uffici comunali di via Capitan Bavastro (zona Ostiense, dove ci sono vari dipartimenti tra cui Sport e Mobilità), la sindaca l’aveva ribadito pure al presidente giallorosso Pallotta che le chiedeva per quale delle due romane facesse il tifo: «Non sono una tifosa, ma tutta la mia famiglia tifa Lazio», la naturalezza della sindaca. Il cui no al regalo per il figlio diventa puro atto formale. Con risultato inverso a quello sperato: adesso, sui social, Raggi è beccata dai romanisti perché di «ceppo» laziale, ma anche dai tifosi della Lazio per il no alla maglia biancoceleste. La gaffe è doppia. Per imparzialità.

(Corriere della Sera – A. Arzilli)



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