NOTIZIE STADIO DELLA ROMA – Raggi ordina di accelerare, ma il voto in Aula sullo stadio della Roma slitta almeno a metà settembre a causa dei dubbi del gruppo M5S. Dal summit sull’opera andato in scena ieri in Campidoglio non emerge una conta a certificare l’ok politico all’opera (o la spaccatura nella maggioranza).
Il check è semmai rimandato ad «altre riunioni», dicono alcuni consiglieri prendendo tempo. Significa che, dopo il nullaosta da parte degli uffici a seguito di due diligence, i grillini non hanno sciolto ancora le riserve a licenziare in Assemblea capitolina il progetto di Tor di Valle. Certo, chi spinge per il sì porta due validi motivi.
Il primo è che, a questo punto dell’iter, tornare indietro porterebbe i consiglieri a sudare freddo di fronte a maxi richieste di risarcimento da parte della Roma di Pallotta, intenzionato a capitalizzare gli sforzi anche in funzione della trattativa per la cessione della società. Il secondo consiste nel fatto che calare la carta dello stadio alla viglia delle elezioni, certamente garantirebbe a molti grillini, sindaca compresa, più chance di essere rieletti rispetto alle attuali.
Se questi sono gli obiettivi, però, il cammino per centrarli presenta ancora delle asperità. Politiche e di tempi. Al momento, considerata l’astensione sicura del presidente d’Aula Marcello De Vito, ancora coinvolto nell’inchiesta sullo stadio, per licenziare l’opera il gruppo capitolino M5S può ipotizzare 22 voti in Consiglio, ancora troppo pochi per considerare blindato l’iter.
E infatti ieri Raggi, che aveva annunciato delibere pronte entro fine luglio, evita la conta interna: ancora troppe incertezza. Per alcuni grillini, poi, come il presidente della commissione Sport Angelo Diario, «è deciso che andremo avanti con il progetto ché porta alla città importanti opere pubbliche, ma sarebbe meglio che sulle carte non comparisse il nome Parnasi».
Finché non ci sarà la cessione dei terreni di Tor di Valle da Eurnova, la società dei Parnasi, al gruppo immobiliare Vitek, il Campidoglio si troverà a votare in Consiglio Convenzione e Variante che recano ancora la firma di un imprenditore finito in carcere per corruzione. Molti consiglieri, col timore di inciampi mediatici, spingono perché ciò non accada e chiedono di aspettare.
Certo, Pd e Lega hanno aperto alla possibilità di fare da stampella in sede di voto, ma non hanno ancora avuto possibilità di esaminare gli atti. Tutto questo fa sì che il progetto vada avanti su due binari: sui media si accelera, nella pratica si prende tempo. Avanti veloce, ma non troppo.
(Corriere della Sera)
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