«La delibera per il progetto di Tor di Valle non può essere approvata senza modifiche» si sbilancia l’assessore allo Sport di Roma Capitale, Daniele Frongia. Ma non basta questa frase, che paventa un taglio delle cubature come era emerso dopo l’incontro con l’As Roma, a spazzare via le nuvole sopra la maggioranza a 5 Stelle, sempre più in confusione sullo stadio. L’avvocatura del Comune, ma anche un parere legale chiesto da alcuni consiglieri regionali, parlano chiaro: se si modifica il progetto, bisogna azzerare la delibera, di fatto bisogna ripartire dalla casella del via. Ma c’è qualcosa di molto più pesante: Ferdinando Imposimato, presidente onorario aggiunto della Cassazione, una delle poche personalità rimaste nel pantheon del Movimento 5 Stelle, avverte: la delibera sul progetto di Tor di Valle non solo va annullata perché non sussiste l’interesse pubblico richiesto dalla legge sugli stadi, ma emergono anche profili di incostituzionalità. Imposimato ha espresso un parere su richiesta di alcuni consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle. Secondo Imposimato la delibera va bocciata nella Conferenza di servizi regionale, ma anche il consiglio comunale, se vuole evitare conseguenze, in auto tutela, deve annullare il provvedimento. Visto che questo è il contenuto di un parere pro veritate di una delle personalità più ascoltate del Movimento 5 Stelle, indicato anche come candidato alla presidenza della Repubblica, questo atto appare come il colpo finale alla possibilità che l’amministrazione Raggi dia il parere favorevole al progetto dello stadio con annessi grattacieli e business park. Il parere di Imposimato è perentorio: la mancanza dei requisiti di interesse pubblico deriva dall’eccessiva estensione che provoca «peggioramenti» all’opera; evidenzia «l’insussistenza del pericolo di una richiesta di risarcimento danni per l’arresto del progetto: se danno esisterà esso potrebbe essere conseguenza non dell’annullamento della deliberazione del Comune di Roma con cui veniva dichiarato il pubblico interesse, ma della costruzione delle 3 torri e delle altre opere progettate». Nel parere, illustrato in un vertice in Campidoglio l’altro giorno dall’avvocato del gruppo regionale M5S Allessandro Canali, si parla di problemi in termini di viabilità del traffico, sia per l’estensione della cubatura edificabile, sia per il rischio idrogeologico. Ancora: Imposimato cita il giudizio contrario della Soprintendenza, la procedura dubbia seguita per approvare il progetto di stadio e le varianti (il regime delle deroghe al Piano regolatore generale dovrebbe avere la caratteristica dell’eccezionalità), gli «inesistenti» miglioramenti pubblici all’aerea Tor di Valle, la «sproporzione tra l’area destinata allo stadio (49 mila mq) rispetto a quella del cosiddetto Business Park (336 mila mq), la mancata valutazione delle alternative come il recupero di impianti esistenti». Parla di violazione dell’articolo 41 della Costituzione («l’iniziativa privata è libera ma non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale») e dell’articolo 9 che protegge il paesaggio e il patrimonio storico ed artistico.

SPACCATURA – In direzione opposta a Imposimato viaggia la mediazione sottilmente «trattativista» su Tor di Valle dei due parlamentari tutor di Virginia Raggi (Riccardo Fraccaro e Alfonso Buonafede, che hanno schierato l’avvocato genovese Luca Lanzalone). Ma i consiglieri comunali M5S, sobillati anche dalla base in rivolta, sono in maggioranza contrari al via libera al progetto, anche con un taglio delle cubature. Ecco perché ora sta prendendo forza il tentativo della melina: il Movimento 5 Stelle vorrebbe prorogare di altri due mesi la conferenza dei servizi regionale che deve pronunciarsi sul progetto. Ma dalla Regione Lazio trapela un secco no: non si può, i tempi vanno rispettati, la giunta Raggi faccia chiarezza al suo interno e spieghi cosa vuole fare.

(Il Messaggero – M. Evangelisti)



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