L’insofferenza di Luciano Spalletti da Certaldo nei confronti dell’ambiente romano, o almeno d’una certa romanità giallorossa, è certificata dalle sue dichiarazioni che sono molto più chiare di quanto possano apparire. L’ironia si confonde col sarcasmo. Al pari di Mourinho va a caccia di nemici veri o presunti e regala almeno un paio di titoli a intervista. In questo pianeta pallonaro, piatto e banale, fatto di frasi fatte e di zero verità, lui rappresenta la scintilla che rischia di provocare qualche incendio. Per i suoi detrattori, sicuramente doloso. L’ultimo atto nella conferenza stampa dopo la vittoria di Marassi sul Genoa: «Vi è andata male anche oggi», ha detto riferendosi ad alcuni esponenti della stampa capitolina. Altro che malessere, questa è dicotomia bella e buona. In un recente passato se l’è presa con chi aveva criticato Emerson e ha detto di poter allenare in futuro la Fiorentina, ma anche la Juventus. «Io sono un professionista, e questo è il mio lavoro, non sono un ipocrita». Per molti una frecciata a Capello che, prima di salire sul carro bianconero, aveva affermato che mai e poi mai avrebbe guidato la Signora. Una cosa è certa. A un anno esatto dal suo ritorno, fra lui e la Roma c’è un problema, il problema di Roma dove «si rischia di disfare in un giorno quanto fatto in un mese, dove è difficile mettere mattone su mattone».
Si ha l’impressione, e anche qualcosa di più, che Spalletti voglia prendere le distanze dalla città anche se alla considerazione che Ferguson conquistò il primo di 38 trofei al Manchester United dopo quasi 4 anni, rispose secco: «Ma Roma è Roma». E qui il riferimento riguarda anche la società che non sembra avere la disponibilità economica per rinforzare la squadra secondo le sue morigerate richieste. Gli sarebbe piaciuto, per esempio, avere Rincon finito invece alla Juventus. Rincon, non Cavani, un giocatore da 8 milioni. E allora non stupiamoci se l’avventura del tecnico a Trigoria è vicina ai titoli di coda. È convinto, Spalletti, che questa Roma, definita «cazzutissima» dopo l’ultima partita, potrebbe saltare in groppa alla Juventus a patto di avere una proprietà più danarosa e più sensibile al momento. Se la partenza di Pjanic è stata devastante, la polemica con Totti («Zitto tu che fino alle 2 di notte giochi a carte») e la reazione di Ilary Blasi, la moglie del Pupone («È un piccolo uomo») ha probabilmente rappresentato l’ inizio e la fine d’un rapporto mai decollato. Chissà se un giorno qualcuno rimpiangerà il Mourinho de noantri che ha vinto pochissimo rispetto al portoghese, ma che probabilmente sta facendo girare la Roma al massimo dei giri. Non è poco.
(Il Giornale – F. Grassia)
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