Dopo Bruno Conti (che tecnicamente è di Nettuno), la maglia numero 7 torna sulle spalle di un romano, tra l’altro portato a Trigoria proprio da Conti. La storia di Lorenzo Pellegrini in giallorosso riparte proprio da quel numero e riparte anche dal 10, cioè i milioni che la Roma ha speso per riportarlo a casa. Due anni fa Sabatini e Massara lo avevano mandato al Sassuolo per un milione e 250mila euro, fissando la «recompra» quasi a 10 volte la posta: pensavano potesse crescere, forse però non si aspettavano di ritrovarsi un calciatore della Nazionale, arrivato ragazzo e andato via uomo, come gli ha scritto sui social il Sassuolo. Ha vissuto a Modena con la fidanzata Veronica, ha faticato all’inizio perché Di Francesco prima di buttarlo nella mischia voleva addestrarlo, il primo anno faceva la spola tra campo e panchina, l’ultima stagione è stata quella della consacrazione. E ieri, parole sue, non stava «nella pelle» prima di firmare il contratto di 5 anni a un milione e mezzo più bonus (destinato a salire) insieme ai direttori Monchi e Baldissoni. Prima di partire per le vacanze e andare al concerto di Tiziano Ferro, Pellegrini, che sosterrà le visite classiche di idoneità insieme ai nazionali a metà luglio, è andato a Trigoria per il solito programma da primo giorno: foto, intervista a Roma Tv. Emozionato, scarpe eleganti e pantaloni grigi, ha ritrovato una Trigoria diversa da come l’aveva lasciata, ha sistemato la sua maglia nello spogliatoio accanto a quella di Alisson, e poi ha confidato le sue emozioni: «Ne ho tante e grandi, ma ora è arrivato il momento di mettere da parte i sentimenti e dare tutto».
CRESCITA – Nessun accenno alla clausola da 25 milioni valida sia per l’Italia sia per l’estero inserita nel contratto (e che potrebbe salire in caso di presenze e gol significativi), la volontà di Pellegrini è quella di diventare una bandiera come Totti o De Rossi: «Sono sempre stato molto preso da Daniele, l’ho visto come un punto di riferimento, non tanto perché mi ispiri a lui dal punto di vista calcistico, ma come persona mi è piaciuta molto», ha detto del compagno di reparto, con cui divide ormai anche l’azzurro. «In questi due anni sono cresciuto – ha spiegato Pellegrini – . Di Francesco è stato fondamentale, è uno con le idee molto chiare. Cerca sempre di essere se stesso, mi ha fatto giocare e mi ha trasmesso la mentalità di non accontentarsi mai e di cercare di fare sempre qualcosa in più: questo è essenziale sia per un allenatore sia per un calciatore». Soprattutto se indossa, nella Roma, la maglia numero 7.
(Gazzetta dello Sport – C. Zucchelli)
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