Da giorni a Trigoria Nainggolan e De Rossi, con in mano la classifica, guardavano la Juve lontana un punto e si dicevano: «Ah, se a Cagliari…». La gara dei rimpianti, quella di cinque mesi e un girone fa. In Sardegna non erano bastati due gol di vantaggio per vincere, diciannove partite dopo però la Roma è cambiata. Adesso ha imparato a accontentarsi: basta sprechi, farne uno è più che sufficiente per prendersi i tre punti. Finisce così per la terza volta di fila in campionato dopo Genova e Udine, la quarta nelle ultime sei. Praticamente è diventato un vizio, o forse una formula che Spalletti applica con regolarità da quaranta giorni. Formula uno (a zero). Basta il ventesimo gol stagionale di Dzeko – pure contestato per una spintina – a esorcizzare il ricordo del Sant’Elia, tenere la Juve vicina e il Napoli lontano.
L’assioma del calcio italiano è che lo scudetto lo vince sempre o quasi chi prende meno gol della concorrenza (13 volte negli ultimi 14 anni): la Roma nelle ultime otto uscite ne ha presi due, meglio di chiunque altro in Italia, pure meglio della Juve. Sembra quasi che ci sia qualcosa di studiato, in questo modo di vincere: un ribaltamento della storia che la voleva bella e isterica, devastante e fragilissima. Ora è spietata, manda persino di traverso a Borriello il calice avvelenato dell’ex, quello con cui aveva ammorbato la Roma cinque volte negli ultimi tre anni e mezzo. L’unica tradizione che continua a perpetrare è quella dei successi all’Olimpico. Nessuno porta via punti da queste parti dall’11 aprile di un anno fa: ne prese uno il Bologna, poi nessuno più. Per tredici partite, con quella di ieri: una striscia record, non succedeva dagli anni Trenta, prima ancora della Guerra. La sua, di guerra, Spalletti la sta stravincendo: persino quella su Dzeko, a volte molle, altre divino. Pure col Cagliari si è palesato in entrambe le forme. Secondo tra i marcatori del campionato dietro a Icardi, quello sprecone del bosniaco è l’attaccante che ha preso più pali in serie A: con la traversa che pizzica sopra la testa di Rafael sono cinque in stagione, e forse ne sarebbero bastati un paio in meno per consentirgli di guardare la classifica dall’alto in basso. Non soltanto quella dei bomber: almeno fino al recupero di Juve-Crotone.
Se in campo le è bastato poco per fare a fette il povero Cagliari e costringerlo alla quarta sconfitta nelle ultime sei, sul mercato sta facendo tanto per sgretolare il muro del Sassuolo su Defrel. Dal “no” categorico di Squinzi che l’ad Carnevali aveva dovuto riferire tre giorni fa al ds Massara, siamo già al “vediamo”. Nonostante l’operazione di disturbo della Juventus l’affare dovrebbe chiudersi tra mercoledì e venerdì con il solito acquisto dilazionato: 2 milioni subito, altri 16-18 con il riscatto a giugno, ma da pagare in due rate. Insomma, la metà o quasi di quanto incasserà dalla cessione di Manolas in estate, la Roma l’ha già spesa per una punta. Ma con la Juve così vicina, a Trigoria sono convinti sia inevitabile. Per non trovarsi, tra altri cinque mesi, a coltivare nuovi rimpianti.
(La Repubblica – M. Pinci)
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