L’area di Tor di Valle individuata per lo stadio della Roma è un misto di contraddizioni che oscillano tra scene bucoliche e degrado. Il tutto avvolto dalla struggente malinconia dell’ippodromo ormai chiuso, con una guardia giurata all’entrata a cui spetta il compito di vietare l’ingresso. Nonostante i limiti di velocità sulla via del Mare e la via Ostiense le auto sfrecciano nel buio. Sulla sinistra, direzione mare, c’è la “sfigatissima” stazione Tor di Valle, perennemente in restauro. Per attraversare e andare dall’altra parte bisogna servirsi del ponte stradale, salendo una scalinata costellata di erbacce e rifiuti. Sul lato ippodromo il degrado aumenta. Le strade intorno alla recinzione sono solo una successione di buche e discariche: mobili, water, divani, calcinacci, materassi, perfino lastre di eternit. Muovendosi con circospezione tra i rifiuti tossici si raggiunge la ciclabile di Tevere sud.

«Qui ci sono istrici, volpi, aironi, garzette, cormorani, fagiani, conigli selvatici. Qui una colata di cemento sarebbe una devastazione. A cosa servono le torri e un altro centro direzionale in questa zona?», dice Marco Gemignani, del comitato “Difendiamo Tor di Valle dal cemento”, che usa la bicicletta in tutti i suoi spostamenti quotidiani. Alla nostra sinistra si vedono le tribune deserte dell’ippodromo, che verrà smantellato, il quartiere del Torrino, «dove ci sono moltissimi appartamenti invenduti», racconta Gemignani.

Sul suo profilo Facebook Gemignani ha pubblicato una lettera aperta del comitato ai romani e ai tifosi giallorossi: «Cementificare un’ansa del Tevere destinata ad eventuali esondazioni costituisce un grave rischio, come hanno evidenziato sia l’Istituto nazionale di Urbanistica che l’Autorità di Bacino, che ha dato parere negativo».

(La Repubblica)



FOTO: Credits by Shutterstock.com

© RIPRODUZIONE RISERVATA

🚨SEGUICI IN DIRETTA🚨