Elio Capradossi

(Il Messaggero – U. Trani) «Sono della Roma e di Roma: questa è una notte da sogno». Capradossi sorride felice e si tiene stretta questa maglia bianca con i bordi giallorossi. È la prima in A e con la Roma.Il massimo per il difensore centrale classe ‘96 che, prima di arrivare a Trigoria, è passato dalla Lazio, su indicazione di Patarca. Da capitano ha vinto lo scudetto, nel 2016, con la Primavera di Alberto De Rossi. «Questa, però, è stata un’emozione incredibile. Vissuta all’improvviso, perché il mister mi ha avvisato solo qualche minuto prima di scendere in campo. E sono ancora più contento che sia andata nel migliore dei modi: abbiamo conquistato 3 punti importantissimi».

Elio guarda ancora quella maglia con il 13 dietro le spalle. Il numero fortunato di questo esordio atteso da gennaio, quando, dopo essere stato un anno e mezzo in prestito al Bari, è tornato a casa. A Trigoria e Roma. Perché la Capitale è la sua città, anche se lui è ugandese (naturalizzato italiano). La mamma, invece, è congolese, conosciuta dal papà nello Zaire. Quando scoppiò la guerra, i suoi genitori si trasferirono in Uganda. Lì è nato il difensore che, alla Sardegna Arena, si è piazzato con personalità accanto a Fazio. «I compagni mi hanno dato una mano in un momento emozionante. Mi hanno urlato: “Tranquillo, sei fortissimo”. Ovviamente, rispetto al campionato scorso al Bari, la differenza è enorme. Mi sono allenato 4 mesi prima di questa partita e lavorare con questo gruppo mi è servito». Il primo messaggio sul cel- lulare è proprio del padre Corrado: «Gli ho fatto questo bel regalo per il compleanno. Da direttore della Rugby Roma, mi portava a vedere le partite». Ha ferma- to Pavoletti. Domenica sera potrebbe provarci con Higuain. «È presto, non corriamo…».



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