(La Repubblica – F. Bocca) Tre gol e tre punti contro una Spal in dieci, per una espulsione via Var. Troppo facile per una Roma troppo più forte del fragile avversario e che dopo i punti buttati a Marassi riprende la corsa regolare. La Roma festeggia, ma la Spal s’arrabbia anche parecchio per una moviola con la bilancia sbilenca. Come tutte le macchine la moviola in campo è di fatto stupida, non ha umanità, non guarda in faccia a nessuno. Neanche una piccola squadra terzultima in classifica che deve conquistarsi la salvezza; neanche un difensore in affanno che aveva trattenuto per il colletto Dzeko, rimasto in piedi fino a quando non era arrivato in area, e che l’arbitro Abisso di Palermo aveva saggiamente sanzionato con una punizione da fuori area e una salomonica ammonizione a Felipe.

L’inflessibilità del Var Pairetto e la freddezza delle immagini lo hanno costretto a rivedere il precedente giudizio sulla “chiara occasione da gol”, commutare quell’ammonizione in rosso e condannare così disumanamente la povera Spal di Leonardo Semplici. Che già questa partita se la sarebbe giocata di catenaccio e si è ritrovato invece a cercare solo di limitare i danni. A quel punto la partita della Roma è diventata un semplice allenamento e un aperitivo tv per chi stava aspettando Napoli-Juve. Dzeko ha messo dentro il suo primo gol dopo otto partite all’asciutto dalla doppietta di Stamford Bridge e Strootman ha raddoppiato con i giocatori della Spal che hanno chiesto a loro volta l’intervento della moviola per un fuorigioco di El Shaarawy. Ma per la Spal il diritto d’appello tv è zoppo.

E infatti il club, ordinato il silenzio stampa, si è poi parecchio arrabbiato: «Ma che noi stiamo qui a pettinare le bambole? Per noi il Var non esiste? ». Di Francesco ha risposto così: «Io ci sono passato prima di loro (al Sassuolo ndr). Lamentarsi aiuta veramente poco, ho sempre evitato di piangermi addosso» . Dipende sempre, insomma, da che parte si sta. I gol di Pellegrini e Viviani su rigore hanno dato vivacità al match fino all’ingresso di Patrik Schick, l’acquisto più costoso della storia della Roma (42 milioni), talento 21enne finora martoriato dagli infortuni. Attaccante centrale, perfino fisicamente identico a Dzeko, per non entrare in conflitto tattico col bosniaco, deve adattarsi a fare l’ala e prendere il posto di fatto di Salah, del quale fu merce di scambio sul calciomercato. Schick ha avuto anche buone occasioni da gol ma la situazione di compromesso non sembra per ora giovargli. Le partite con Qarabag e Chievo saranno chiarificatrici.



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