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Rassegna stampa

Il video che scotta. Figc, via alle indagini: ascoltata la ragazza licenziata da Trigoria

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AS ROMA NEWS DIPENDENTI LICENZIATI – Giuseppe Chinè, capo della Procura della Figc, ha passato la mattina di ieri insieme ai due ex dipendenti della Roma licenziati dopo la diffusione di un loro video intimo trafugato da un giovane della Primavera giallorossa e passato poi di cellulare in cellulare tra giocatori e staff, scrive La Gazzetta dello Sport.

Insieme ai due fidanzati c’era Francesco Bronzini, il legale che difende entrambi e che inizialmente si era battuto per un reintegro che fino ad ora non c’è stato. Adesso lo scenario è diverso e sul fronte giuslavorista un reintegro sarebbe una soluzione positiva per il club dei Friedkin, che rischia di dover pagare alcuni errori “di valutazione” a carissimo prezzo.

La storia di ieri racconta della doppia audizione nella sede della Procura Figc in via Campania. I due sono stati ascoltati separatamente per poco più di un’ora ciascuno. Con la ragazza Chinè si è concentrato soprattutto sulle modalità di diffusione del video – che tra l’altro risalirebbe a circa due anni fa – cercando di ricostruire per filo e per segno perché il giovane giocatore abbia avuto tra le mani lo smartphone della ex dipendente così a lungo da poter individuare, visionare e poi inviare al proprio cellulare il video incriminato.

Quindi domande sulla diffusione e sull’iniziale tentativo di alcuni membri dello staff di arginare la cosa. Con entrambi si è poi parlato delle discusse modalità del licenziamento, ma probabilmente il procuratore ha anche chiesto chiarimenti su quello che la Roma ha scritto nel proprio comunicato, quello in cui si dichiara vittima di «un chiaro tentativo di attaccare e destabilizzare la Società e il suo Gruppo in un momento cruciale della stagione sportiva», ma soprattutto in cui sottolinea la «sussistenza di una trattativa privata riguardante corsie preferenziali lavorative». Quale trattativa? Si dice che i due nel video parlassero di assunzione e aumenti, poi avvenuti. Ma è una domanda che con ogni probabilità Chinè ha posto ai due.

Il fatto che le audizioni non abbiano riguardato solamente la diffusione del video sposta, o meglio allarga, il quadro dei possibili sanzionati. Finora si pensava che il famoso articolo 4 del Codice di Giustizia Sportiva, quello sulla «lealtà, correttezza e probità» dei tesserati, potesse essere contestato soltanto al ragazzo che ha prima rubato il video e poi dato il via alla catena virale. Ma dalle domande che ha posto il procuratore si può ipotizzare che sia al vaglio anche un possibile illecito nelle modalità di licenziamento. L’articolo violato sarebbe sempre il 4, questa volta però a carico di uno o più dirigenti.

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È chiaro che siamo ancora ad inizio indagine, quindi servirà un quadro più ampio dei fatti prima che la Procura stabilisca se procedere o meno con i deferimenti e contro chi. Nei prossimi giorni sono attese le testimonianze di Souloukou, dell’avvocato Lorenzo Vitali, artefice della contestata lettera di licenziamento, e della responsabile delle risorse umane del club Arianna Sorrentino. Poi diranno la loro altri membri dello staff giallorosso, qualche giocatore della Primavera e alla fine, per ultimo, il giovane che per primo si è impossessato del video. In tutto dovrebbero essere una decina di persone. Ieri pomeriggio ci sarebbero dovute essere già le prime audizioni fronte società, ma sono state rinviate: in mattinata in via Campania si è fatto vedere per qualche minuto solamente l’avvocato Conte.

Se Chinè riscontrasse delle violazioni, a livello di sanzioni non si dovrebbe andare oltre l’ammenda, che rischia però di essere pesante soprattutto in caso di responsabilità diretta. Ma la vera preoccupazione in casa Roma è per la sanzione amministrativa che potrebbe arrivare dal Garante della privacy e che da codice rischia di essere pari al 2-4% del fatturato. La lettera di licenziamento, così come il successivo comunicato del club, fanno infatti esplicito riferimento al video, documento che non doveva in alcun modo essere visionato né tantomeno utilizzato come “giusta causa” in un licenziamento.

FOTO: Credit by Depositphotos.com

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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