Dan e Ryan Friedkin

AS ROMA NEWS FRIEDKIN – La famiglia Friedkin in poco meno di due anni è riuscita a dare un nuovo impulso alla Roma e, nel frattempo, riportare a Trigoria un trofeo che mancava da 14 anni. In questo caso si è trattato della neonata Conference League, che ha ridato al club giallorosso un successo europeo che mancava dal 1961. Una eternità, scrive La Gazzetta dello Sport.

L’avventura romanista del magnate statunitense Dan Friedkin – nascita in California, ma residenza in Texas – è cominciata ufficialmente il 6 agosto 2020, dopo uno “stop and go” dovuto alla prima ondata legata al covid, che aveva stoppato la trattativa con James Pallotta per quasi cinque mesi.

La società, che aveva una pesante esposizione debitoria, è stata pagata 199 milioni, ma dal giorno del suo insediamento i nuovi proprietari non hanno lesinato investimenti, arrivando finora a quasi 370 milioni, suddivisi in diverse tranche di aumenti di capitale. Che non sono ancora terminati, visto che al più tardi il prossimo anno c’è all’orizzonte una nuova ricapitalizzazione importante, senza contare che i Friedkin, per la seconda volta, stanno rastrellando azioni per uscire dalla Borsa, pronti a investire per questa operazione circa 35 milioni.

L’8 luglio, in questo senso, ci sarà il “redde rationem”, ma in ogni caso, qualora i piccoli azionisti non aderissero all’offerta della proprietà, accompagnata da una nuova “operazione fedeltà”, l’addio a Piazza Affari avverrà in ogni caso, proprio grazie al prossimo aumento di capitale.

Ormai per i Friedkin la Roma non è solo una mera questione contabile. È un fatto di cuore su cui hanno impostato delle regole nuove a Trigoria (ristrutturata anche in nome della eco-sostenibilità), applicate peraltro in modo stringente. Si va dalla cancellazione delle commissioni e delle intermediazioni per i calciatori in uscita al tetto del 10 per cento messo per quello in entrata, senza contare il pugno di ferro impiegato con gli esuberi che non accettano destinazioni, a cui non spetta più di allenarsi col gruppo.

L’arrivo di José Mourinho, poi, è stato lo spartiacque finora della loro storia. All’allenatore portoghese è stata data carta bianca per la gestione della rosa, consentendogli anche “epurazioni” quando dei giocatori lo deludono. La vicenda dei “puniti” dopo la disastrosa sconfitta della scorsa stagione contro il Bodo Glimt in questo senso è emblematica. Altra norma ferrea è la consegna del silenzio recapitata ai dipendenti di qualsiasi livello.

Certo, le norme Uefa vecchie e nuove pongono dei paletti alle azioni, che chiuderanno domani un bilancio ancora in sensibile passivo (oltre 150 milioni di perdite) e che dovranno tagliare il monte ingaggi. Ciò non toglie che, a partire dall’investimento su Mourinho, non si siano tirati indietro quando si è trattato di rinforzare la squadra. Nel primo mercato di loro competenza, infatti, è stata la valutazione di 29.5 milioni per Kumbulla, mentre l’estate scorsa la Roma è stata la società che ha investito di più in Italia (quasi 84 milioni), col fiore all’occhiello rappresentato da Abraham, pagato 40 milioni più 2 di bonus, che lo hanno reso, con Schick, il calciatore più pagato della storia del club giallorossa. E allora non sorprende che il presidente Friedkin abbia detto: “Siamo convinti che la Roma possa crescere ancora e arrivare presto ai massimi livelli”.



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