Daniele De Rossi, centrocampista della Roma

Entrambi in scadenza, capitano e vice, simboli romani sul tormentato viale di un tramonto che per il primo sembra essere ormai arrivato alla fine, per l’altro dovrebbe invece prolungarsi. Totti e De Rossi, tra le incertezze sul futuro del numero dieci e la lentezza con cui si sta lavorando sul rinnovo di Daniele, di una cosa sono sicuri: «Tutti e due tiferemo per la Roma la prossima stagione e per tutta la vita – ribadisce con forza proprio De Rossi – questa è una cosa che ci ha contraddistinto da prima ancora che indossassimo questa maglia, quando io giocavo da ragazzino e lui era lì, a San Giovanni. È una cosa che abbiamo dentro e sempre sarà così». Entrambi i giocatori sono uniti dalle incertezze di un destino tutto ancora da scrivere. «Dobbiamo sperare sempre per il bene di questa squadra – continua il numero 16 – che per noi è tutto e, se posso parlare anche per Francesco, la Roma è tutto. Non so chi di noi due giocherà ancora il prossimo anno con questa maglia, ma sicuro la Roma è il bene primario, e non dobbiamo mai dimenticarcelo».

Le questioni personali devono quindi venire dopo l’andamento di una stagione ancora da giocare e definire. Per i rinnovi ci sarà tempo – seguendo il pensiero derossiano – inutile parlarne ora. Al centrocampista è stato promesso un biennale, intanto si gode la rete su rigore in Nazionale, a Palermo, per un gol che l’ha fatto arrivare a quota venti con la maglia azzurra. «Una statistica bella e strana – sorride il ragazzo di Ostia – ho raggiunto Paolo Rossi, uno che faceva gol a grappoli, ma io sono più longevo. Sono a 1-2 presenze da Zoff, a 4- 5 da Pirlo: non mi abituo mai a stare su quella tabella, è un onore grande, un’ emozione forte». Sul fronte Roma, Spalletti ha concesso due giorni di riposo alla squadra. Ieri e oggi niente allenamenti, la ripresa del lavoro è prevista per domani, mettendo nel mirino la sfida con l’Empoli di sabato sera. E, soprattutto, il ritorno della semifinale di coppa Italia contro la Lazio del martedì successivo, il 4 aprile.

(La Repubblica – F. Ferrazza)



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