Daniele De Rossi

AS ROMA NEWS DE ROSSI – Sarà un’altra prima volta. Come quella dell’esordio assoluto del 2001 (giunto addirittura in Champions), del suo primo gol in giallorosso (al Torino, nel 2003) o del primo derby vinto (nel 2006, quello delle 11 vittorie consecutive e della sua esultanza cult sotto la Sud). Sarà soprattutto la prima volta in cui Daniele De Rossi si sentirà allenatore per davvero, scrive La Gazzetta dello Sport.

Perché adesso è a casa sua, dove sognava di essere fin da quando ha deciso di fare questo nella sua seconda vita: allenare, guidare, condurre. Cose che in campo gli sono venute sempre molto bene e che ora spera di riproporre anche dalla panchina. E se l’avventura alla Spal non è andata come pensava, quella a Roma se la immagina completamente diversa. «La Roma non si può rifiutare, è successo anche a Pirlo con la Juventus – dice lui –. Ci sono uomini che rifiutano e altri che si buttano dentro. Avrei detto di no solo se avessi pensato che la squadra fosse scarsa. E invece penso che siamo forti e il lavoro ci farà fare belle figure e aiutare anche me come sviluppo di carriera. Dove, lo vedremo tra qualche mese. Di certo mi sento l’allenatore della Roma, anche se pensavo di diventarlo con un processo più graduale».

È chiaro come De Rossi si aspetti che il suo sviluppo di carriera sia però ancora qui, a casa sua, dove da quando è rientrato lo hanno accolto a braccia aperte. Perché a Trigoria conosce ovviamente tutti e perché negli anni ha sempre lasciato un bel ricordo di sé. «Me la giocherò fino alla morte per restare qui e credo che i Friedkin siano soddisfatti di questo. A loro ho detto che avrei firmato in bianco (contratto da 500mila euro più un ricco bonus Champions, ndr), chiedendogli di trattarmi da allenatore e non da ex giocatore o da leggenda. Voglio guadagnarmi sul campo la conferma, in modo pulito».

E a chi pensa che la sua sia stata solo una scelta di comodo, uno specchietto per le allodole, un modo come un altro per indorare ai tifosi la pillola dell’esonero di Mourinho, Daniele replica così: «Non sono stupido, anche se non mi piace sentir parlare di effetto calmante. Con altri allenatori l’effetto sarebbe stato ancora più devastante per la squadra, ma nessuno è più capace dei tifosi della Roma di amare due persone insieme: nessuno gli toglierà l’amore per Mourinho, ma non sarà difficile amare anche me e continuare con quella scia di tifo».

Ed allora Daniele rimetterà piede sul prato dell’Olimpico ben 1.700 giorni dopo la sua ultima volta, quel 26 maggio 2019 contro il Parma. Ed il destino vuole che ci torni proprio contro il Verona, la squadra a cui era stato assai vicino un paio di settimane fa. E la stessa squadra da cui è ripartito anche Luciano Spalletti, il suo mentore, nella sua seconda avventura romanista. «Una squadra solida, con fisicità e un allenatore che stimo molto. L’emozione dell’esordio non deve farci brutti scherzi».

Anche perché il destino ne ha già pronti altri, considerando che i prossimi due impegni gli metteranno di fronte la Salernitana di Walter Sabatini (che è stato suo ds per quasi sei anni) e il Cagliari di Claudio Ranieri, che lo ha allenato in due occasioni. Oggi l’Olimpico contesterà la proprietà e la squadra, ma l’unico a salvarsi sarà proprio lui, De Rossi, l’uomo del post-Mourinho. «Gli ho mandato un messaggio, non di circostanza».

Ed allora sarà bello anche vedere la sua prima Roma, lui che ha avuto come maestri gente di calibro di Spalletti, Conte, Lippi. «Io mi sono innamorato di questo lavoro con Spalletti, poi la botta finale l’ho avuta con Luis Enrique. Due che giocano con la difesa a 4, anche se poi questa squadra è stata costruita per giocare a tre. Faremo tutte e due, anche in corsa».

Oggi, però, si partirà a 4, anche per necessità, viste le tante assenze. Potrebbe essere un 4-3-3 o anche un 4-3-2-1, a seconda di quanto Dybala ed El Shaarawy giocheranno dentro il campo o meno. Di certo, De Rossi si affiderà alla costruzione dal basso ed alla qualità dei singoli. «Questa è una squadra forte, ne sono convinto. E quando vedi toccare il pallone a gente come Dybala, Lukaku o Pellegrini resti stupito». A Ferrara, con la Spal, giocava a tre, qui si adatterà in corsa. Di certo, l’obiettivo è il quarto posto. «A giugno sarò contento se saremo finiti tra le prime quattro – chiude lui – Non sarà facile, ma è un obiettivo a cui puntare». E allora si inizia proprio oggi, con il De Rossi 2.0. Stavolta da allenatore, con il cuore in mano.



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