Nicolò Zaniolo

ULTIME NOTIZIE AS ROMA ITALIA ZANIOLO – Sembra proprio che i tempi coincidano, e che in ultima analisi, come contrappasso di una gelida inimicizia lunga circa 14 anni, José Mourinho stia facendo un favore a Roberto Mancini, oltre che a se stesso. Una partita dopo l’altra, a strappi alternati a pause, ma con prestazioni via via più convincenti, Nicolò Zaniolo sta tornando, scrive Il Messaggero.

Che sia ancora al 50, al 60 o al 70% del suo potenziale lo capiremo poi, ma i miglioramenti sono tangibili. E’ indispensabile per la Roma e per José, lo è stato dal primo giorno, e spera di diventarlo anche per la Nazionale agli spareggi di marzo.

E’ partito titolare 18 volte su 20 partite di campionato, nelle altre tre era squalificato o infortunato (escluso solo contro Venezia e Genoa, in un periodo di passaggi a vuoto); con le coppe è arrivato a 26 presenze in cinque mesi, 4 gol e 5 assist, e pure 9 cartellini gialli; ha giocato per 1799 minuti, e di questo passo supererà il suo minutaggio massimo in una stagione, i 2253′ dell’annata 2018-2019 (36 presenze, 6 gol e 3 assist). Al contrario di Sansone, che perse le forze quando gli rasarono i capelli, Nicolò se l’è viste accresciute col nuovo look, ora sprinta e sgomma che è un piacere, è in crescita di autostima, parla spesso nei pre e nei post partita, forse si sta spolverando via le logiche paure di chi rientra da gravissimi infortuni. Ogni partita, un passo avanti.

Ci si augura che stia ancora meglio a ridosso di Italia-Macedonia, mancano poco più di otto settimane. Uno Zaniolo finalmente centrato fisicamente, non può non essere un’opportunità anche per la Nazionale. Soprattutto perché è saltato Chiesa, l’ala destra titolare, e in quel ruolo Zaniolo ha giocato a inizio stagione, anche se nel 4-4-2, quindi con maggiori responsabilità di copertura, e in quelle settimane ha fatto il fondo che ora gli torna utile, per sprintare da attaccante nel 3-5-2 della Roma.

A marzo dipenderà dalle lune di Berardi, uno che spesso appare e scompare: fosse in fase calante, Zaniolo può senz’altro imporsi. E può anche sostituire, dall’inizio o a gara in corso, Insigne, che ha certificato il suo declino ad alti livelli scegliendosi una casetta in Canadà, quindi chissà quanto sarà affidabile nel drammone dei playoff mondiali.

Intanto la missione per la Macedonia è partita ieri coi 35 convocati per lo stage azzurro da domani a venerdì, in cui c’è ovviamente Zaniolo, ci sono il redivivo Balotelli, il laziale Zaccagni e il romanista Mancini, non c’è l’infortunato Lorenzo Pellegrini ma sette volti nuovi: i neo italiani Luiz Felipe e Joao Pedro, ben due virgulti della Cremonese (il portiere Carnesecchi e il centrocampista Fagioli), il diciottenne Scalvini (Atalanta), il 20enne Ricci (Empoli), il 22enne Frattesi (Sassuolo). Più gli altri, lo zoccolo duro dei campioni d’Europa in carica.

Uno Zaniolo in forma sarebbe utilissimo, visto che in questa serie A di italiani nelle classifiche dei marcatori e degli assist ce ne sono pochi: tra i primi 15 cannonieri, 9 stranieri (92 gol totali) e 6 italiani da 62 gol (Immobile 17 e Berardi-Joao Pedro, 10, i migliori); tra i primi 15 negli assist, 11 sono stranieri e solo 4 italiani (Barella e Berardi 7). Insomma servono energie nuove e la freschezza di Zaniolo potrebbe essere un’arma, ammesso che lui si cali completamente nel gruppo azzurro, condizione indispensabile e necessaria, ma non scontata.

Dipende tutto da lui, un po’ come per Mario Balotelli, fatte le debite proporzioni. Ed è interessante l’intreccio tra Mourinho e il ct azzurro. A inizio 2008, da allenatore dell’Inter, Mancini capì che Moratti aveva già sondato Mourinho per la stagione successiva, e ne nacque un finimondo: il Mancio annunciò a marzo il suo addio per giugno, a scudetto ancora da conquistare, e che infatti arpionò solo all’ultima giornata sulla Roma di Spalletti, dopo affanni e spintoni, aiutato dal 17enne Balotelli e da Ibrahimovic.

Poi lasciò l’Inter a José, e con Moratti finì a carte bollate. Quell’antica ferita non è mai davvero guarita, e con Mourinho una certa freddezza è rimasta, i due non si amano. Ma ora José, ravvivando Zaniolo e insegnandogli come si diventa un grande calciatore, potrebbe indirettamente rilanciare il Mancio verso i Mondiali. E magari a spese del Portogallo. That’s life.



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