(Il Messaggero – U. Trani) Mancini comincia vincendo e Balotelli riparte segnando: va bene, per ora, così. L’Arabia Saudita, in ritiro nel cantone di San Gallo per preparare la missione a Mosca, diventa la rivale ideale per fare il primo piccolo passo nella nuova éra azzurra: è la più debole delle 32 iscritte (67° posto nella classifica Fifa) a Russia 2018. Così l’Italia, senza il mondiale dopo 60 anni e nel ruolo inedito di sparring partner allo stadio Kybunpark, interrompe il digiuno durato 7 mesi e mezzo (e 4 partite). E lo fa, davanti a Infantino e Boban rispettivamente presidente e segretario della Fifa, divertendosi per un’ora, come chiede il ct chiamato dalla Figc per la rinascita del nostro calcio. Il successo in Svizzera (2-1), è anche prezioso per il ranking e quindi per lasciare al più presto il 20° posto.
NUOVA ROTTA La Nazionale di Mancini prende subito le distanze dalla gestione di Ventura. È diversa per otto-undicesimi da quella schierata a San Siro dal ct del fallimento mondiale la sera dello scorso 13 novembre nella gara di ritorno del play-off contro la Svezia: confermati solo il nuovo capitano Bonucci, leader della difesa ieri e anche oggi, Florenzi, di nuovo mezzala e non terzino come fa con Di Francesco, e Jorginho, il regista brasiliano vestito d’azzurro. Nel 4-3-3, con Donnarumma in porta senza avere la certezza della promozione definitiva, Zappacosta e Criscito spingono sui lati, Bonucci in mezzo con Romagnoli che è suo partner anche nel Milan, a centrocampo i romanisti Florenzi e Pellegrini ai lati di Jorginho e in sintonia con il tridente inedito con Balotelli centravanti, il debuttante Politano a destra e Insigne a sinistra. L’entusiasmo dei giovani, insomma, per ripartire: l’età media (25,5) è la più bassa dell’ultimo decennio. Palla a terra, giocata di prima. Fino a metà ripresa, quando le gambe non girano più.
ARIA DI TRIGORIA Sarà felice Bruno Conti, campione del mondo con Berazot in Spagna nell’82: nella Nazionale di Mancini c’è l’impronta del suo lavoro. Sono 4 i ragazzi del vivaio giallorosso nella formazione di partenza: Romagnoli, Florenzi, Pellegrini e Politano, protagonisti nella notte di San Gallo. Pellegrini è il più continuo: partecipa, si inserisce e conclude. Di testa, su corner di Politano che è in forma e si vede, si avvicina al vantaggio: a lato.
STRISCIONE RAZZISTA Balotelli è il vicecapitano, come ha annunciato il ct alla vigilia. In tribuna c’è chi non è d’accordo. La scritta è inequivocabile: “Il mio capitano è di sangue italiano”. L’attaccante non ci fa caso, viene incontro e collabora nella traccia. I nostri connazionali urlano forte il suo nome: Mario-Mario. E lui non li delude. Gli bastano poco più di 20 minuti (e 35 secondi) per lasciare il segno: destro potente da fuori, con il portiere Al-Owais lento a distendersi. I compagni lo circondano: schiaffi sulla cresta. È il suo 14° gol in 34 partite con la Nazionale, l’ultimo e decisivo, nell’unica vittoria azzurra al mondiale in Brasile, il 14 giugno 2014 a Manaus contro l’Inghilterra (2-1). Criscito, entrando in area, calcia forte di sinistro prima dell’intervallo: traversa.
CALO IMPROVVISO Pellegrini usa il dinamismo per presentarsi in area, dove però spreca altre 2 chance. Balotelli resta in campo poco meno di mezz’ora: dentro Belotti. Che, su corner di Jorginho, firma il raddoppio e il suo 5° gol azzurro. Zappacosta scivola a centrocampo, Donnarumma è in ritardo: Al-Shehri sfrutta il lancio di Al-Dawsari e segna a porta vuota. Sbaglia anche Criscito: Donnarumma evita il pari, usando il piedone sul tiro di Al-Muwallad. La stanchezza complica la serata dell’Italia. Mancini usa, dunque, la panchina e vince al debutto come è successo, negli ultimi 30 anni, solo a Vicini, Maldini, Zoff e Conte.
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