In Francia restano, e con merito, i vicecampioni d’Europa. Che mandano a casa, con largo anticipo, proprio i detentori del trofeo. Perché l’Italia, come accadde contro il Belgio al debutto nella competizione, si esalta quando il compito sembra impossibile. E, ribaltando di nuovo il pronostico, vince contro la Spagna e va ai quarti. A Bordeaux, il 2 luglio, l’attende la Germania campione del mondo.
DA SOLO AL COMANDO Lo Stade de France è il palcoscenico ideale per la consacrazione di Conte che finalmente lascia il segno all’estero. E che, anche a Parigi, è stratega e al tempo stesso motivatore. La Spagna resta migliore nei singoli, ma l’Italia è fisicamente, psicologicamente e tatticamente più pronta per questo torneo breve e logorante. E’ il ct che, insomma, permette alla nazionale di prendersi, quattro anni dopo, la rivincita per la figuraccia di Kiev, nella finale dell’ultimo Europeo. E di battere, dopo 22 anni, la Roja in una competizione ufficiale: ultima volta a Boston, nel mondiale Usa del 1994.
A VISO APERTO Conte e del Bosque, per la partita da dentro o fuori, sono andati sul sicuro. Ma solo il primo ha scelto bene. L’Italia è partita con il collaudato 3-5-2 che ha alcune opzioni da sfruttare a seconda delle situazioni di gioco, con gli esterni Florenzi e De Sciglio che si abbassano accanto ai centrali Barzagli, Bonucci e Chiellini andando a formare la linea difensiva a cinque, con Giaccherini che, da mezzala, sale a sinistra per il momentaneo tridente offensivo; la Spagna si sistema con il solito 4-3-3 che prevede diverse posizioni da conservare per non perdere l’identità, con Busquets, che da mediano, arretra a proteggere la linea a quattro e Piqué che, da centrale difensivo, indietreggia per esserci sulle verticalizzazioni. I due ct si fidano di chi li ha portati agli ottavi. Florenzi e De Sciglio, protagonisti con continuità in fase offensiva, sono i due innesti annunciati tra gli azzurri, per nove-undicesimi gli stessi che hanno battuto il Belgio nella prima partita; la Roja, invece, è uguale alle tre gare precedenti, anche se la deludente performance nel primo tempo determinerà obbligatoriamente qualche intervento.
A SENSO UNICO C’è solo l’Italia, fino all’intervallo. L’esibizione, efficace e coinvolgente, non è premiata dal punteggio, striminzito per le occasioni create. Funziona De Rossi come schermo per la difesa che per la terza gara su quattro non prende gol, si sacrifica Barzagli che, se serve, si allarga a destra da terzino, il dinamismo di Parolo soffoca Iniesta, la velocità di Giaccherini manda in tilt Fabregas e disorienta Juanfran. Conte incassa la perfetta esecuzione del piano. Pellè chiama i compagni attorno a sè, Eder imita Giaccherini e parte lanciato. La Nazionale fa pressing quasi sempre sotto la linea di centrocampo, ma la difesa non è mai bassa: assetto, dunque, cortissimo. Proprio al contrario della Spagna che si allunga e, più che prudente, diventa vulnerabile. Chiellini firma il vantaggio subito dopo la mezz’ora, ma in precedenza e anche dopo la rete del difensore, bravo a buttarsi in area dopo la respinta di De Gea e il successivo tap in di Giaccherini, si contano solo chance per gli azzurri. Il colpo di testa di Pellè con risposta del portiere fin qui discusso, il palo colpito da Giaccherini in rovesciata con Cakir che fischia il gioco pericoloso visto solo da lui, il tiro-cross di De Sciglio svirgolato, davanti alla linea, da Sergio Ramos e il destro a giro a fine tempo di Giaccherini con De Gea ancora straordinario.
CAMBIO DI RITMO Del Bosque fa uscire Nolito e inserisce Aduriz da centravanti, con Morata a sinistra. Ora la Spagna è più aggressiva. Morata, di testa, ha subito la palla del pari: Buffon blocca. L’Italia, comunque, non si spaventa. Pellè di tacco lancia in contropiede Eder che, seminato Piquè, calcia addosso a De Gea. Entra Thiago Motta per De Rossi, colpito sopra il ginocchio sinitro. Fuori pure Morata: tocca a Lucas Vazquez. E subito dopo si arrende Aduriz: ecco Pedro, in campo insieme con Insigne che sostituisce Eder. Spazio pure a Darmian per Florenzi. Insigne è scatenato. Va al tiro, prima di aprire per Darmian. Che, dopo la paratona di Buffon su Piquè, permette a Pellè di firmare il 2 a 0 nel recupero e di avvisare la Germania che ci aspetta a Bordeaux.
(Il Messaggero – U. Trani)
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