Gianluigi Buffon

(Leggo – E. De Franceschi) «L’ora delle parole è finita. È l’ora di fare». Si gioca la partita della vita e le parole del capitano Gigi Buffon non lasciano dubbi. Dentro o fuori. Al Mondiale di Russia o l’Apocalisse paventata qualche mese fa da Tavecchio sarà una tremenda realtà. A San Siro l’Italia del ct più traballante di sempre, Gian Piero Ventura, deve ribaltare lo 0-1 subito dalla Svezia venerdì sera a Solna, con eventuali supplementari e rigori. Una Nazionale con poche certezze e un’infinità di dubbi. Su tutti, quelli del commissario tecnico. «Di partite da dentro o fuori ne ho giocate tante: questa è importante per noi, per la storia della nazionale, per tutta l’Italia», rincara la dose Buffon. E nei 90’ decisivi il ct conferma il 3-5-2 dell’andata, ma si inventa Jorginho centrale di centrocampo e Gabbiadini in attacco. Due scelte a sorpresa con l’inserimento di Florenzi in mediana. Fuori De Rossi, senza lo squalificato Verratti, out ancora Insigne (forse l’uomo più in forma del campionato) e anche Belotti. «Sinceramente, una cosa non mi va giù – sbotta il ct -, lo scenario attuale era chiaro dall’inizio, non capisco perché ora ci si sorprenda… Dall’inizio sapevamo che nel girone con la Spagna il playoff era lo scenario più verosimile: ora ci siamo, se perderemo si faranno certe considerazioni, se vinceremo se ne faranno altre».

Gli parlano della necessità di un’Italia garibaldina, ironizza: «Dall’Apocalisse a Garibaldi, la buttiamo sulla storia… Conta fare la partita con le capacità e le conoscenze che abbiamo, se le mettiamo in atto bastano. Tutto sommato il nostro percorso è stato buono, solo che, perso in Spagna si è scatenato l’inferno. Non ci ha agevolato molto». Per non trascorrere l’estate 2018 in spiaggia, piuttosto che in Russia, l’Italia deve segnare. Ma l’attacco nelle ultime 5 partite ha segnato appena tre gol, peraltro contro Israele (1-0), Macedonia (1-1) e Albania (1-0). Non un gran segnale. Occorre vincere, e con due reti di scarto. Cosa che a Ventura è capitata solo tre volte in un anno e mezzo di gestione. «Noi giocheremo a calcio, vediamo gli avversari…», ironizza il ct pensando all’andata e con Bonucci in campo con una maschera protettiva dopo la frattura al naso. Il destino del ct è appeso a questo match. Anzi, addirittura potrebbe non essere sufficiente conquistare il Mondiale per salvare la panchina. E a chi gli chiede chi glielo ha fatto fare, lui risponde: «L’ho pensato spesso, sono orgoglioso di allenare la Nazionale: la maglia azzurra era il mio sogno. Posso disquisire su molte cose dette a sproposito, ma queste non intaccano il piacere di fare questo lavoro, la voglia feroce, l’orgoglio di rappresentare l’Italia. E la gioia che avremo domani sera (stasera, ndr) dopo aver passato il turno». Lo sperano anche i 72mila di San Siro. Altrimenti dalle 23 il calcio italiano ripiomberebbe all’anno zero. Altro che apocalisse: vero Tavecchio?



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