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Rassegna stampa

Italia, Mancini: “C’è tensione, ma dipende da noi. Uniti per rendere felici i tifosi”

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ULTIME NOTIZIE EURO 2020 ITALIA SVIZZERA MANCINI – Turchia o Svizzera non è la stessa cosa. Il livello ora si alza, come dice Mancini. Può darsi che Calhanoglu, Demiral & c. siano stati un po’ sopravvalutati, come accade all’approssimarsi di un grande torneo: qualcuno ricorderà il panico preventivo diffuso da Trap per lo sconosciuto Ulises de la Cruz, trasformato in incubo prima di Italia-Ecuador nel Mondiale 2002 e rivelatosi un signor nessuno, scrive La Gazzetta dello Sport.

Non è neanche escluso che l’Italia abbia ridimensionato i turchi. Però la nazionale del c.t. Petkovic, vecchia conoscenza del nostro calcio, ha altro spessore, organizzazione e personalità rispetto ai turchi. Mancini lo sa bene.

«Una squadra per noi sempre difficile, tra le prime dieci-dodici del ranking Fifa. Storicamente ci mette in difficoltà», dice Mancini. Ma è anche quella più affrontata dagli azzurri: 58 partite e appena 8 sconfitte, l’ultima nel 1993 con Mancini in campo (e soltanto un k.o. in Italia). Il c.t. ha studiato l’1-1 dei nostri rivali contro il Galles. Dovrebbe confermare la squadra che ha sconfitto i turchi, con Di Lorenzo per l’infortunato Florenzi, anche se è sfiorato dalla tentazione di ricorrere a Toloi per proteggersi meglio da Embolo, che da solo ha messo in ginocchio i gallesi con le sue accelerazioni in dribbling.

Da buon c.t. del “gruppo azzurro”, Mancini vola naturalmente basso alla vigilia della sfida che può qualificarci in anticipo, senza svelare le carte: «La nostra è una squadra di tutti titolari. Potremmo cambiare alcuni giocatori, ma questo non cambierebbe la nostra squadra. In passato il nostro stile di calcio non si è modificato quando abbiamo avuto in campo giocatori diversi».

La decisione finale sarà presa soltanto stamattina, come succedeva spesso nell’Inter, dopo l’ultima rifinitura. Forse ha ragione Mancini quando sostiene che, in fondo, non cambierebbe tantissimo. I principi della sua Italia sono altri: «C’è tensione ma dobbiamo fare felici i tifosi e giocare con gioia e allegria, perché siamo in una palcoscenico fantastico».

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E poi: quando mai quest’Italia, che gioca sempre all’attacco per 90’, a prescindere dal rivale, s’è mai preoccupata degli altri e ha cambiato atteggiamento? Al massimo è il contrario, i rivali si sono adattati a noi. Però in questi giorni ci giochiamo il gran lavoro degli ultimi tre anni e ogni dettaglio può essere cruciale. L’Embolo visto contro il Galles è più di un dettaglio, è l’unica variazione solista all’interno di un sistema tattico corale piuttosto difensivo.

Stasera è ipotizzabile un atteggiamento attento della Svizzera, perché tutti hanno capito che con un minimo di spazio l’Italia è letale, ma è difficile immaginare un catenaccio turco. Parentesi: il “verrou”, il primo sistema difensivo del calcio, è nato proprio con la Svizzera al Mondiale 1938, c.t. l’austriaco Karl Rappan.

La Svizzera si protegge soprattutto al centro, con la linea dei tre difensori molto fisici (Elvedi, Schar che è il loro Bonucci, e Akanji), più i due centrali in mediana, Xhaka e Freuler, destinati a compiti prettamente difensivi. L’atalantino di solito va verso il regista rivale. La copertura in mezzo viene compensata dalla buona spinta sulle fasce, forse anche troppa: Rodriguez a sinistra ha i tempi giusti tra le due fasi, mentre a destra Mbabu è molto dinamico e offensivo ma non sempre puntuale nei rientri. Contro il Galles l’esterno ha sofferto James, qui Spinazzola potrebbe travolgerlo. Infatti Petkovic sta pensando al più accorto Widmer.

Il tema tattico sarà contrastare le ripartenze veloci e più organizzate di quelle turche. Il Galles è stato letteralmente infilzato in verticale dalle accelerazioni di Embolo, anche se non con continuità durante i 90’. L’arma letale è stata la corsa in dribbling dopo il break a centrocampo. I nostri mediani sono più attrezzati, Jorginho sa come sfuggire alla pressione.

Embolo è il vero trequartista della Svizzera: l’anello di collegamento tra la mediana e l’attacco dove gli altri due titolari, Seferovic e Shaqiri, sono stati invece deludenti. Gavranovic, in pochi minuti nel finale, è stato molto più pericoloso in area del collega. L’ex interista è stato sacrificato per Zakaria e il 3-5-2 che non ha impedito il pari gallese. Ma sembra che per Petkovic sia ancora presto per rivoluzioni.

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Gasp, Guardiola e Pirlo Con il suo movimento ad accentrarsi e infoltire la mediana, applicato nell’Atalanta, Toloi potrebbe fare densità nella zona dove Embolo scatena le sue leve. Nel caso, toccherebbe a Berardi sacrificarsi un po’ sulla fascia destra per dare una mano all’italo-brasiliano. Una mossa non infrequente nel calcio europeo moderno: Guardiola ha incrociato Cancelo e (in finale Champions) Zinchenko, Pirlo nella Juve ci ha provato con Danilo e Alex Sandro. Mancini fin qui non ha mai stravolto il suo copione tattico: il laterale destro, Florenzi o Di Lorenzo che sia, è sempre stato un punto fermo dell’Italia.

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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