Da due mesi e mezzo, in attesa del debutto di Ventura sulla panchina della Nazionale, non si fa altro che ripetere come il nuovo ct dovrà solo continuare il lavoro del suo precedessore. Quindi, sarà più o meno l’Italia di Conte. Che non c’è più, ma è come se fosse ancora qui. Il discorso, però, regge solo sul sistema di gioco. Che rimane quello di prima: il 3-5-2. Perché Gianpiero è qui per proporre il suo metodo. Che è unico e anche inedito. E non serve nemmeno la precisazione: «Io non mi ispiro a nessuno: è stato sempre così anche nelle squadre di club». Il suo impatto è stato, almeno a parole, rumoroso. «Chiamo solo chi è adatto a questo modulo». Quando però cita Berardi, l’unico vero talento del calcio italiano (7 reti nelle 6 partite ufficiali di inizio stagione, con media significativa di 1 gol ogni 66 minuti), prende la platea in contropiede. La rinuncia, definitiva per il momento, al rampante e al più esperto e ancora giovane El Shaarawy fa discutere. «Non avrebbero spazio». Qui gli esterni non servono. «E ne abbiamo anche tanti». Inutile, quindi, far venire qui Berardi che, subito dopo l’ufficializzazione dei 26 azzurri, si è anche infortunato. Sarebbe addirittura peggio non farlo giocare. Lui ed El Shaarawy sono fuori perché incompatibili. Faranno parte dell’Italia sperimentale. Verranno convocati pure loro. Non con i titolari, però. Negli stage da organizzare esclusivamente per collaudare l’altro assetto. Cioè il 4-2-4 o il 4-3-3. Scelta chiara e al tempo stesso rischiosa. Mai, in modo così categorico, sono stati esclusi calciatori perché tatticamente inadatti.
NUOVO CORSO Ventura non li chiama stage. «Farò tre raduni, il primo già nel 2016». Meglio non indispettire la Lega e usare tatto (e nome diverso…). Ha la data: è libera la settimana che va dall’11 al 17 dicembre. «Questi giovani si dovranno sentire a casa. Non devono venire preoccupati che se non fanno bene non tornano più. E’ gente di prospettiva che forse non è ancora pronta ad affrontare il peso della maglia azzurra. Non devono essere mandati alla roulette russa, ma essere messi in condizione di esprimersi. Mi piacerebbe che al mondiale in Russia andare con una nazionale di venticinquenni. Bisogna costruire piano piano lo zoccolo duro del futuro della Nazionale, dando per scontato che quelli che ci sono adesso sono determinanti ma fisiologicamente il tempo passa anche per loro. Anche le società con cui ho parlato sono entusiaste. Oltre a due-tre convocazioni, avrò qualche amichevole per chi non fa parte del gruppo del 3-5-2». Appuntamento a giugno. «Non posso usare le prossime perché sono contro la Francia e la Germania».
EMOZIONE UNICA «Mi sento allenatore. Quando, al mattino, sono entrato sul terreno di gioco, avevo perfino le lacrime agli occhi: mancavo in campo da quasi tre mesi» rivela Ventura. Che si augura di divertire i tifosi con la sua Nazionale. «Prima, però, viene il risultato. Che comunque dipende sempre dalla prestazione». Avverte che dovrà «perfezionare» quanto fatto da Conte. «In tre giorni non posso cambiare l’organizzazione. Mi mancano, però, i centrocampisti e qualcuno sarà adattato: Bernardeschi mezzala». E non solo: non considera Verratti da trequartista (ruolo che sta studiano nel Psg). «E non sempre serve il metodista: se me lo marcano lo sposto». Da intermedio. Dove pensa di mettere pure Bonaventura. Stravede per il suo capocannoniere: «Belotti è qui un po’ perché lo conosco, un po’ perché sta facendo bene. Ha condizione, ha voglia, ha entusiasmo, è giovane, quindi vale per lui e per Donnarumma, Romagnoli, Rugani e Bernardeschi». Parlerà con De Rossi: «Analizzerò con lui quell’espulsione. Anche con me c’è un regolamento, ma io penso al domani».
(Il Messaggero – U. Trani)
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