(Corriere della Sera – A. Bocci) Dentro la città del calcio, dove regnano Guardiola e Mourinho, c’è una squadra a pezzi e con il morale sottoterra. «Da certe situazioni ci sono passato, credo che giocare un primo tempo diverso fosse impossibile», racconta il sub commissario Alessandro Costacurta provando a analizzare la sconfitta con l’Argentina, la ripartenza sbagliata dopo il Mondiale fallito. L’Italia è sgonfia. Manca il gioco, soprattutto la personalità. Il migliore, Buffon, ha 40 anni, sta in porta e a fine stagione, se la Juventus non porterà a casa la Champions, dovrebbe passare la mano. Il day-after è cupo come il cielo sopra Manchester, dove la primavera ancora non si vede. Piove e tira un vento gelido, che perfettamente si sposa con il clima all’interno della squadra azzurra.
Serve tempo. Ma il tempo stringe. Dopo Pasqua il commissario Fabbricini ufficializzerà il programma di rilancio del calcio italiano. Per la Nazionale bisognerà aspettare un po’ di più, ma non tanto. «Il 20 maggio sveleremo il nome del nuovo allenatore», l’annuncio di Costacurta, rimasto in Inghilterra per fronteggiare la crisi infinita. L’Italia ha bisogno di una figura forte in panchina. «Se avremo la possibilità di prendere uno più bravo di Di Biagio, lo faremo. Ma non ce ne sono tanti». La lista è nota, i contatti avviati. Stiamo per entrare nel vivo. «Ancelotti e Mancini si sono messi a disposizione perché hanno capito che c’è materiale su cui lavorare». Ma ingaggiare un campione della panchina non sarà facile. Ancelotti sarebbe il preferito di Malagò, magari in un ticket con Paolo Maldini «a cui ho telefonato», racconta Costacurta. L’ex Bayern qualche mese fa aveva chiuso la porta e adesso l’ha riaperta in attesa di capire se Arsenal e Chelsea si faranno avanti. Conte, su cui è in pressing il Psg, è più di un’alternativa. Mancini si è proposto. Ranierinon ne farebbe una questione di ingaggio. Costacurta a tutti dà un suggerimento: «Fossi un allenatore italiano la panchina azzurra mi sembrerebbe un’occasione da prendere al volo». Non la pensano tutti così: Ancelotti e Conte, i preferiti, sono anche i più dubbiosi. La situazione è fluida. Chiaro solo il punto di arrivo.
La scelta del 20 maggio per l’annuncio non è casuale: una settimana prima finiscono il campionato russo e la Premier, in quelle ore anche la Ligue1 francese e la serie A. Di Biagio resta nella lista. La sua conferma è una strada tortuosa, anche se Costacurta lo apprezza e lo applaude: «Gigi è migliorato anno dopo anno, è una risorsa per la Federazione. O sarà lui il tecnico o resterà nello staff». Il c.t. è solo la punta dell’iceberg. Colpisce la mediocrità tecnica e psicologica dell’Italia. A eccezione di Buffon, non c’è un leader che sappia guidarci: Chiellini è spesso infortunato, Bonucci è discontinuo, Verratti in azzurro è l’ombra di se stesso e Insigne smarrisce il talento che gli ha permesso di caricarsi il Napoli sulle spalle. «Il valore c’è, ma i giocatori devono sbloccarsi e dare di più», l’analisi di Costacurta. La Svezia ci ha spinti in fondo al burrone, dentro un tunnel da cui non riusciamo a riemergere. «Non mi meraviglia che i ragazzi facciano fatica a ritrovarsi. Ci può stare la mancanza di personalità. Ma in certi momenti anche i campioni vanno in crisi e hanno bisogno di fiducia». L’Italia, in ogni caso premiata dagli ascolti (oltre 6 milioni di telespettatori con uno share del 24,5 per cento), prova a guardare avanti. «L’obiettivo è doppio: qualificarci all’Europeo 2020 e soprattutto non vivere più momenti così». Perché abbiamo proprio toccato il fondo.
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