Le vacanze sono agli sgoccioli quasi per tutti e c’è pure chi le interrompe in anticipo. È il caso di Manuel Iturbe, il più grande incompiuto tra i talenti pescati da Sabatini, sbarcato ieri a Fiumicino e pronto a ripartire dalla Roma al netto di nuove prospettive che potrebbe offrirgli il mercato. La musica per lui non è cambiata neppure in Coppa America, che ha scelto di giocare con il Paraguay rinunciando definitivamente alla nazionale argentina: tre partite iniziate in panchina, la miseria di 49 minuti giocati e un’eliminazione precoce.
Non è andata meglio a Bournemouth, dove è finito nei tabellini per complessivi 55 minuti in Premier League e 133 in Fa Cup. Se Spalletti fosse arrivato qualche settimana prima a Trigoria, forse Iturbe si sarebbe risparmiato la deprimente parentesi inglese. Il tecnico, infatti, chiese subito informazioni a Sabatini su di lui e adesso è pronto a valutarlo in ritiro. «Resto alla Roma al 100% – ha assicurato ieri il ragazzo a Fiumicino – sono curioso di conoscere il mister, lo incontrerò il 7». Il raduno di giovedì sarà solo il primo impatto, poi Manuel dovrà guadagnarsi col sudore, giorno per giorno, la fiducia di uno Spalletti convinto di potergli tirar fuori quel potenziale che spinse la Roma a investire oltre 25 milioni su di lui.
Il prezzo dell’acquisto è il motivo più concreto che lo lega ancora alla società: cedendolo adesso si andrebbe incontro a un’inevitabile svalutazione e allora, se le rose con Spalletti non dovessero fiorire, si cercherà eventualmente una squadra dove mandarlo a giocare in prestito. Intanto Iturbe ne ha già rifiutata una. Il Bologna lo ha chiesto ufficialmente, ma l’operazione è tramontata sul nascere per volontà dell’attaccante, vedremo se definitiva. Tra Sabatini e Fenucci, però, la discussione va avanti e riguarda altri due calciatori: Diawara e Sadiq. Inserendo nell’affare il baby attaccante nigeriano, in ritiro con la nazionale olimpica e colpito dalla scomparsa del papà, si abbasserebbe la valutazione del centrocampista che piace alla Roma e ha rotto col Bologna.
Ma Diawara non è l’unico obiettivo: a Spalletti serve un giocatore di «posizione», bravo a smistare palloni e raccogliere l’eredità di Pjanic e Keita. Sfumato sul nascere l’assalto a Borja Valero, si valutano altri profili. Non è un regista ma piace Wijnaldum del Newcastle, così come i costosi e praticamente irraggiungibili Tielemans e Bazoer.
Ora Sabatini si sta concentrando sulla difesa e intende regalare tre-quattro rinforzi a Spalletti a partire dalla prossima settimana. È stato l’ex laziale Seck a far partire le danze con le visite mediche ieri a Villa Stuart. Coprirà le spalle sulla fascia sinistra (insieme ad Emerson Palmieri) a Mario Rui, il nuovo titolare della corsia: il suo acquisto si concretizzerà in pochi giorni, con 3 milioni di prestito versati all’Empoli, un riscatto obbligatorio fissato a 6 e il rinnovo del prestito di Skorupski.
Lo potrebbero seguire a ruota Zabaleta e/o Caceres più uno o due centrali di ruolo. L’argentino risponderà entro mercoledì alla proposta da circa 3 milioni netti a stagione (biennale con opzione) formulata dalla Roma, mentre l’accordo con il Manchester City per liberarlo non rappresenta un ostacolo. Intanto Sabatini si è seduto di nuovo al tavolo con Fonseca, procuratore di Caceres, chiedendogli ancora qualche giorno di pazienza: le condizioni fisiche dell’uruguaiano restano il vero punto interrogativo.
Non è escluso che i giallorossi alla fine prendano entrambi i terzini, con Caceres jolly da utilizzare anche in mezzo alla difesa. In caso contrario arriveranno due centrali. Tramontati Umtiti e N’Koulou, che erano i primi obiettivi, è partita la caccia alle alternative. Vermaelen piace ma ha costi proibitivi, Nacho non convince, Juan Jesus è un’opzione.
Capitolo portieri. Tra lunedì e martedì sbarcherà a Roma Alisson (idem Gerson), mentre per la conferma di Szczesny c’è ancora una distanza da colmare sull’ingaggio, quantificabile in circa un milione di euro lordi. De Sanctis continua ad attendere: se il polacco non torna, sarà ancora lui il «secondo».
(Il Tempo – A. Austini)
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