Tre partite di fila da titolare (sulle diciannove totali in stagione, 1340 minuti in tutto) le aveva giocate una sola volta, quando la stagione aveva appena lasciato l’alba, erano le gare ottobrine con Inter, Napoli e Palermo. Juan Jesus, in queste ultime tre partite disputate dall’inizio, Genoa, Udinese e Sampdoria, è sembrato il fratello “giusto” rispetto a quello. Non a caso le ha giocate tutte da centrale nella difesa a tre, il sistema a lui più caro. Ad inizio stagione, un po’ per l’ambientamento difficile, un po’ anche perché spesso Spalletti lo ha dovuto impiegare da terzino sinistro, Jesus ha rimediato qualche figuraccia di troppo. Una su tutte nella gara contro la Sampdoria in campionato. Quel pomeriggio Muriel lo aveva ridicolizzato, stavolta il colombiano ha girato alla larga e quando si è trovato davanti il “3” brasiliano, ha sempre perso i duelli. Spalletti ha lavorato su di lui come ha fatto con Emerson Palmieri, oggi Jesus sembra un calciatore più affidabile, sicuramente indietro rispetto ai vari Ruediger, Fazio e Manolas, ma comunque un’alternativa vera che, se chiamata in causa, non ti fa più tremare i polsi.
RETROGUARDIA DI PIOMBO E se la Roma nelle ultime 8 partite (sette di campionato) ha preso solo due reti (Chievo e Juventus) un briciolo di merito va ascritto anche a lui e alle sue ultime performance. Lui che è piombato l’estate scorsa nel ritiro di Pinzolo accompagnato dalle parole di Spalletti che lo definì «il migliore acquisto per le nostre possibilità»: 2 milioni il prestito, otto il riscatto obbligatorio. Domenica contro il Cagliari, il difensore brasiliano, non ci sarà per l’ammonizione rimediata a Udine, era diffidato. Peccato, sarebbe stato giusto insistere, battere il ferro finché è caldo. Jesus intanto si gode il momento, consapevole che le sue prestazioni sono fuori linea rispetto al passato. «Stiamo lavorando benissimo in campo. Se non prendiamo gol siamo più forti e in attacco possiamo fare male. Contro la Sampdoria abbiamo fatto un grande passo, ma ora testa al Cagliari, sarà una partita difficile. La rosa è incompleta? Conta avere un gruppo di qualità, come quello che abbiamo. Anche se siamo pochi, chi c’è ci darà grande soddisfazione».
(Il Messaggero – A. Angeloni)
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