AS ROMA NEWS INTER DYBALA – Nell’urlo liberatorio, postato nelle storie su Instagram al fischio finale, c’è tutta la felicità di Mourinho. “Bravi ragazzi, grandi palle”, scrive. Nascosto da sguardi indiscreti, soffrendo come non mai sul pullman giallorosso, da squalificato ha visto la sua Roma rimontare e vincere contro l’Inter a San Siro, ponendo così fine ad un paio di tabù che iniziavano ad essere fastidiosi. Perché perdere tre volte consecutive con Inzaghi e non riuscire in 10 gare a vincere contro Inter, Milan, Juve e Napoli non era normale, scrive Il Messaggero.
Meglio quindi prendersi tutto con gli interessi in una notte che i 4mila tifosi giallorossi presenti, ricorderanno a lungo. Non capita tutti i giorni infatti di andare sotto, soffrire, pareggiare con l’uomo più atteso e poi segnare il 2-1 risolutivo quando il pareggio sembrava a quel punto il risultato più probabile.
È certamente la vittoria della Roma squadra, capace spesso di vestire i panni operai, impreziosita però dalla qualità di Dybala e dal leadership dello sceriffo silenzioso, Chris Smalling, che ieri, una volta prese le misure a Dzeko, è stato il migliore il campo. Ora, dopo aver visto i volti di Zhang e Marotta al pareggio della Joya, lo si può affermare senza timore di essere smentiti: Dybala logora chi non ce l’ha. Un’estate con l’argentino in mano per poi mollarlo come un calciatore qualunque e virare su Lukaku che, ironia della sorte, almeno in questo scorcio di torneo ha visto più partite dalla tribuna che da protagonista in campo. Quello che Paulo continua ad essere anche quando non è al 100%.
E qui c’è tutta la forza e la bravura di Mou che pur sapendo come non avesse i 90 minuti nelle gambe, ha deciso di rischiarlo titolare, sacrificando addirittura Abraham, presentando così una Roma a dir poco inedita. José, coadiuvato da Foti in panchina, lascia fuori Tammy e schiera un 3-4-1-2 ibrido con Pellegrini che diventa addirittura il più alto tra Dybala e Zaniolo quando la Roma difende per poi abbassarsi in fase di possesso, cercando d’innescare la velocità di Nicolò e Paulo.
Il problema è che nelle ripartenze i giallorossi si vedono poco, con l’Inter che prende campo, sfruttando il mismatch Dumfries-Spinazzola. Così i nerazzurri iniziano a salire e a creare pericoli. Prima un colpo di testa di Lautaro, poi un gol annullato a Dzeko per fuorigioco, fino ad arrivare a quello convalidato a Dimarco (tenuto in gioco da Spinazzola) che sfrutta una bella imbucata di Barella e soprattutto l’errore di Rui Patricio che, preso controtempo, non riesce a respingere un pallone che tocca con la mano piena. Eppure per Inzaghi non è tutto rose e fiori. Perché quando l’azione parte da dietro, i tre centrali palesano difficoltà evidenti nel palleggio.
Aveva provato ad approfittarne al quarto d’ora Dybala, dopo un errore di Acerbi, calciando alto. Fa molto meglio al 39′ sfruttando finalmente una sortita offensiva di Spinazzola. Pallone sul secondo palo con Paulo che calciando al volo trova la complicità di Handanovic (un minuto prima protagonista di due parate poi rese vane da un fallo su Dumfries) che si porta il pallone dentro la porta. Poco importa: che vada in scena la Dybala-mask con San Siro ammutolito al di fuori dei 4mila tifosi giallorossi impazziti sul terzo anello.
L’autonomia della Joya (apparentemente) va di pari passo con quella della Roma. Perché dopo un avvio promettente di ripresa, quando l’argentino, stremato e con i crampi esce al 58′, con lui se ne va quell’intraprendenza che il gol del pareggio sembrava aver regalato ai giallorossi. Si torna così al canovaccio della prima mezz’ora. L’incrocio dei pali colpito su punizione da Calhanoglu dà il via a dieci minuti nei quali c’è da indossare l’elmetto.
I nerazzurri arrivano da tutte le parti, anche se alla fine concludono soltanto con Asllani che per poco, con un tiro a giro, non beffa Rui Patricio. La Roma inizia a collezionare gialli (3 in 9 minuti) e ha il grande merito di saper soffrire rimanendo a galla per poi tirare fuori l’asso nel finale con la specialità della casa: i gol da palla inattiva. Mancini si conquista una punizione dalla trequarti per un fallo di Dzeko (contestato da Edin).
Pellegrini disegna la solita parabola perfetta sul secondo palo dove sbuca Smalling che brucia Skriniar e lascia impietrito Handanovic. È il 26° gol da palla ferma dell’era Mourinho, il 7° compreso le amichevoli estive in stagione, il 4° in campionato, il 2° decisivo di Chris che dopo i tre punti con la Cremonese, confeziona anche questi tre che potrebbero rappresentare il crocevia stagionale. Per i giallorossi e per Inzaghi. A -8 dopo appena 8 giornate in campionato, il match di martedì in Champions contro il Barcellona già suona come l’ultima spiaggia.
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