NOTIZIE AS ROMA KLUIVERT – Quando Kluivert jr deciderà una finale di Champions League, allora Patrick sarà il papà di Justin e non viceversa. Perché oggi l’attaccante della Roma è ancora il figlio di Patrick. Magari succederà un giorno quello che è successo nella famiglia Maldini, quando il mitico Cesare si è dovuto inchinare allo strapotere del figlio Paolo. Patrick la finale di Champions l’ha decisa a suo tempo, con un tocchetto furbo dal cuore dell’area di rigore del Milan: lui vestiva la maglia dell’Ajax, poi vestirà fugacemente quella rossonera.
LE VITTORIE Patrick fece gol anche alla Roma di Capello in Champions, aveva la maglia del Barcellona, ma questo Justin lo saprà: a quella maglia e a quella città è legato, un giorno – ha detto – vorrà andarci a giocare. Patrick era bravo, ha vinto, Justin è bravo e può diventare un fenomeno. E vincere. E’ il suo obiettivo, ovvio. Per non essere a vita il figlio di…
Parliamo di gol, quello che ora ci si aspetta da questo ragazzino del 1999, nato quattro anni dopo quella finale di Champions, era il 24 maggio del 1995. Era giovane Patrick, figuriamoci se poteva esistere l’erede. Quei venti minuti di Torino lo hanno consacrato nel grande calcio italiano. Ma da queste parti l’innamoramento è precoce come l’abbandono. E in questo ha ragione Di Francesco: aspettiamo a definirlo campione. Aspettiamo. Campione non lo è, probabilmente lo diventerà. Ha il senso del gioco, puntare la porta è uno stato dell’anima: sfrontato, chiede il pallone, non si nasconde, prova la giocata. Al Grande Torino gli è riuscito un bel (decisivo) cross e un assist a Pastore: sono bastati per conquistate tutti. Per far esplodere l’immancabile gioia del solito avevodettista.
VENTI MINUTI Venti minuti che lui ricorderà, ma non possono bastare. Ora manca il salto, quello da titolare e cambierà tutto. Perché gli avversari non saranno stanchi ma freschi come lui e tutto potrà sembrare più complicato. Manca un gol (dieci gol in 30 presenze l’anno scorso in Eredivisie) e lì i tifosi della Roma si accenderanno ancor di più.
La società sta cercando di proteggerlo, Di Francesco lo ha già fatto pubblicamente: nessuno vuole spingerlo a bruciarsi prima del tempo. Justin nasce come esterno destro, poi quasi subito si è spostato a sinistra, lato del campo che sente più suo, per la capacità che ha di accentrarsi e andare al tiro. Ma, come visto nelle amichevoli in Usa (specie quella col Barça) e a Torino può decidere anche da destra, interpretando il ruolo in maniera diversa, cercando più il fondo che non la traversata in diagonale. Sa tirare e crossare nella stessa maniera, un po’ come Under.
IL PRECEDENTE A proposito del turco: lo scorso anno di lui si diceva esattamente lo stesso che stiamo ascoltando su Kluivert. E’ bastato un tempo sbagliato a Benevento per finire nel dimenticatoio e poi riapparire a febbraio. Ecco, questo non dovrà succedere con Kluivert e non è detto, infatti, che l’allenatore lo impieghi come titolare nella prossima partita con l’Atalanta. Perché adesso i paragoni con tutto il mondo, da Ronaldo in giù possono solo mandarlo fuori giri. E non è il caso.
(Il Messaggero – A. Angeloni)
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