Un filotto tira l’altro. Luciano Spalletti guarda avanti con giudizio, perché il campionato è arrivato appena a un quarto del cammino e «le squadre non si sono ancora assestate». Ma fiuta in cuor suo l’occasione perché, come raccomandava Socrate, conosce se stesso: nello scorso campionato ha vinto otto partite di fila assicurandosi il terzo posto, partendo dal quinto che aveva ereditato da Rudi Garcia; invece tra la fine del 2005 e l’inizio del 2006 si era addirittura spinto a 11 consecutive, fissando il record allora assoluto in Serie A e ancora resistente nella storia del club.

LA SFIDA – La sua Roma, dopo la mortificazione di Torino, ha infilato quattro vittorie di fila in campionato. Le prime due di grande prestigio, contro Inter e Napoli. Dunque è esattamente a metà dell’opera rispetto a quanto accaduto tra la ventiduesima e la ventinovesima giornata della Serie A 2015/16, quando dal 3-1 casalingo contro il Frosinone del 30 gennaio al 2-1 nello stadio dell’Udinese passarono un mese e mezzo di sola felicità. Otto vittorie una dietro l’altra, appunto. La Roma in quello spicchio di stagione recuperò sette punti su dodici al Napoli, rimettendosi addirittura in corsa per il secondo posto, che le avrebbe garantito l’accesso alla Champions League senza attraversare la tagliola del turno preliminare. In questo caso, se vincesse altre quattro partite di fila, Spalletti potrebbe trovarsi in testa alla classifica, magari approfittando dello scontro diretto di stasera tra Juventus e Napoli. L’impresa, guardando il calendario, non appare impossibile: domani la Roma gioca ad Empoli, la città di calcio più cara all’allenatore, poi riceve il Bologna, visita l’Atalanta e ospita il Pescara. L’obiettivo 12 punti su 12 sembra alla sua portata. Nello stesso intervallo di partite la Juve, oltre al Napoli, affronterà una trasferta piuttosto complicata, a Marassi contro il Genoa, più Chievo fuori e Pescara nel proprio giardino.

IL RICORDO – Spalletti era stato chiaro in estate: «Noi non fissiamo traguardi o piazzamenti. Vogliamo vincere tutte le partite». Un mantra, ovviamente, più che una reale dichiarazione d’intenti. Che però spiega l’atteggiamento ambizioso con il quale la sua squadra si relazionerà alla Juventus. Del resto le 11 vittorie di fila della stagione 2005/06, quando nacque il modulo senza centravanti, sono un ottimo termine di paragone. E in questo momento così felice di Edin Dzeko, il centravanti che sposta gli equilibri ma non ha potuto evitare il furto avvenuto in sua assenza nella villa di Casal Palocco, nessun avversario può fare davvero paura.

IL TRITTICO – Alla Roma conviene sfruttare ogni singolo scivolo che le offrono l’ultima partita di ottobre, al Castellani, e il mese di novembre, che dovrebbe servire anche a sistemare il girone di Europa League. Conviene perché poi dicembre, già dall’appuntamento di domenica 4, si annuncia molto impegnativo: il derby con la Lazio, in coincidenza con il referendum, apre un finale di passione per l’anno 2016. La settimana dopo, di lunedì e di ritorno dalla trasferta europea a Bucarest contro l’Astra Giurgiu, all’Olimpico arriva il Milan di Montella. E a seguire, il 17 dicembre, ci sarà la resa dei conti allo Stadium contro la Juve. Un trittico pazzesco, e forse decisivo per fissare le aspettative sul girone di ritorno, prima della conclusione prenatalizia “blanda” in casa contro il Chievo.

LA CARICA – Sull’argomento ha manifestato ottimismo Radja Nainggolan, che a Reggio Emilia mercoledì ha segnato il primo gol stagionale: «Io a vincere quest’anno ci spero. E’ bello stare in alto in classifica e ho la sensazione che la Juventus sia un po’ in difficoltà sul piano del gioco: mi auguro che lasci qualche punto per strada, noi intanto dobbiamo farci trovare pronti come sta succedendo da qualche settimana». Personalità, continuità e ambizione. Ecco la Roma che vuole la gente.

(Corriere dello Sport – R. Maida)



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