Paulo Dybala, Chris Smalling

AS ROMA NEWS JUVENTUS DYBALA – Il punto è: Dybala piangerà? E se sì, sarà di gioia o di malinconia, di rivalsa o di tenerezza, di emozione o di soddisfazione o magari di dolore, visto che Dybala ha già pianto molte lacrime e di ogni tipo?

Come riferisce La Repubblica, se stavolta invece non piangesse, sarebbe perché la scorza da cui s’è fatto rivestire in questo inizio di nuova vita lo ha corazzato a livello emotivo, tant’è che sta imparando a guardare le cose con un minimo di durezza, con quel tocco di professionale disincanto che non aveva mai preso piede nel suo calcio spontaneo (lui gioca come in cortile, come vorremmo giocare tutti) così amato dalla gente, mica solo juventina. “Paulo ha faccia di bambino ma non lo è” diceva ieri Mourinho, richiamando a sua insaputa un vecchio giudizio di Allegri: “Dybala ha lo sguardo di un bambino, ma sa essere un killer”. Non per la spietatezza, ma per la lucida determinazione.

Nel giorno del suo ritorno a Torino, con le ferite del distacco ancora aperte, Dybala ha senz’altro l’anima in tumulto, perché della Juve era innamorato davvero e la separazione è stata un trauma. Le lacrime — copiose, svergognate, limpidissime — della notte dell’addio si sono però sedimentate in corazza perché gli hanno insegnato quanto dura possa essere la vita dei sentimentali, a confronto del gelo manageriale con cui la Juve lo ha mandato via pochi mesi dopo avergli messo in mano il futuro, con un contratto cui mancava solo la formalità della firma. Da allora, Dybala ha messo coperture e lucchetti al suo mondo interiore, anche se una furtiva lacrima gli è sfuggita anche la sera della festa romana tra le luci del Colosseo quadrato: lì ha riscoperto l’emozione liquida ma è riuscito, se non a trattenerla, almeno a contenerla.

Questi giorni li ha vissuti sereno, l’ha confermato anche Mou, che lo sta proteggendo senza far finta di essere come un padre. Paulo ha voluto scrivere sui social un messaggio dolce corredato con una bella immagine di un Dybala in bianconero che abbraccia un Dybala giallorosso, o forse gli passa le consegne. Lo Stadium lo accoglierà con amore incondizionato e il momento chiave (piangerà o non piangerà?) sarà quando entrerà in campo per il riscaldamento: gli juventini gli dedicheranno un’ovazione di affetto intatto, perché poi Dybala potrà essere discusso come giocatore, ma è indiscutibile la gioia che sa trasmettere, che strega i bambini e che in definitiva non ha bandiera, se è vero che quest’estate non c’era interista o milanista o napoletano che non sperasse che Paulo vestisse la propria maglia.

Roma lo ha subito scaldato. Lui si è lasciato scaldare. Vive ancora in un hotel del centro, esce poco perché lo fermano troppo (ed è solo la Roma svuotata di agosto), ma è riuscito a farsi stregare dalla magia del Colosseo di notte, una notte che lui e Oriana erano soli a guardarlo. Tra le parole che non ha usato, e che lo infastidirebbero se venissero usate, c’è rivincita: non è a Torino per quella, anche se sa bene quali stranguglioni provocherebbe ad Agnelli, Nedved e Arrivabene se a decidere fosse un suo gol. Che lui ovviamente non festeggerà né per il quale verserà una lacrima, perlomeno visibile.



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