Era il periodo in cui si cantava voglia di stringersi un po’, curva Sud Roma vecchie maniere, quando i giallorossi trionfavano per l’ultima volta a Torino contro la Juventus: 23 gennaio 2010. Faceva freddo e si respirava profumo di scudetto, ma solo per la Roma, perché i bianconeri, all’epoca allenati da Ciro Ferrara, erano davvero poca cosa. Non si giocava ancora allo Stadium e i giallorossi, erano diretti da Claudio Ranieri, ripudiato qualche mese prima proprio dalla Juventus. Sono passati sei anni, quello è stato l’ultimo squillo. Una data da cambiare, aggiornare. E a Roma sperano sia la volta buona dopo anni di schiaffoni nel nuovo tempio juventino (più un pari nel 2011), da Luis Enrique a Garcia, nessuno è uscito con un punto dallo Stadium. Nemmeno Spalletti, che lo scorso anno ha perso coi bianconeri. Ma un anno fa Lucio non aveva pretese scudetto, anzi. Quella era la sua seconda panchina in giallorosso, era l’inizio di un percorso che ha portato la Roma a trasformare la sfida di stasera, a ridarle un senso, energia, speranza. Oggi tutte e due vogliono arrivare al traguardo. La Juve in casa è un rullo, la Roma, fuori, qualche pausa se l’è presa, ma è sempre arrivata puntuale ai grandi appuntamenti, vedi Napoli, vedi Milan, vedi anche Lazio. Essere a meno quattro dalla Juve è pericoloso, perché ti fa sentire vicino ma la sconfitta ti riporterebbe lontano. Forse troppo.
VECCHIE POLEMICHE Lucio sa che un pari sarebbe da sottoscrivere, ma non lo dice, non può, anche perché la sua Roma è abituata a giocarsi sempre le partite. E da un po’ le interpreta anche con maggiore attenzione e su questo ha grandi meriti proprio il tecnico. Una volta, la vigilia di Juve-Roma era uno sfogatoio per la polemica, per i veleni, che le due squadre inevitabilmente si portano dietro da decenni. Oggi è un po’ meno avvelenata: Allegri e Spalletti si stimano, sono conterranei, amici, entrambi d’accordo pure sull’arbitro («la Var? Ci basta Orsato»), non pensano alle rivincite e rancori di Pjanic e Benatia o di chi ha sofferto la loro partenza. Poi stasera vedremo se nel post gara ci sarà lo stesso spirito o se si tornerà allo scontro. Lucio di sicuro sa che il campionato non finisce stasera. Anche se qualcosa si indirizzerà dopo questo big match. «Per noi è una partita fondamentale, poi non è che si va lì e si punta al pareggio e ci si mette tutti dietro perché poi perdi la partita. Noi siamo forti e dobbiamo misurarci far valere la nostra forza. Il nostro obiettivo è di trasformare la partita di ritorno in una sfida definitiva». Considerazione giusta. Stasera si apre ma non si chiude il sipario in caso di sconfitta giallorossa. «La parola fine non si pronuncia mai. Si pensa sempre a rimbalzare: l’atteggiamento deve essere questo. Dico che è una partita fondamentale e sarebbe durissima ma è ancora possibile se si guarda la differenza dello scorso campionato (Spalletti in quasi un anno ha fatto più punti di tutti, tranne che della Juventus). Non è detto poi che i risultati siano quelli dell’impegno profuso, però è stata una bella storia quella della Roma in questo periodo. Ci sono stati alti e bassi ed è la Juve quella a tenere sempre l’asticella alta del rendimento del calcio italiano e ha mantenuto sempre una forza e un raggiungimento di risultati sempre alto. Non a caso ora ci vogliono cento punti per vincere un campionato, la Juventus serve anche da stimolo per le altre squadre, per potergli star vicino. E visto che noi qualche punticino lo abbiamo accorciato, siamo contenti di quanto fatto». Detto questo, meglio vincere stasera, almeno non ci si pensa più. E Spalletti potrà festeggiare, perché la Juventus, in campionato non l’ha mai battuta. E se succedesse stavolta, lo ricorderà a lungo. Anche se – come sostengono con forza i protagonisti – non è una partita decisiva.
(Il Messaggero – A. Angeloni)
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