Rick Karsdorp

AS ROMA NEWS KARSDORP – La porta scorre velocissima al minuto 28. Di qua la gloria, di là la polvere. Rumori di sottofondo. Rick Karsdorp attacca sulla sua fascia il Bayer Leverkusen e mette un bel rasoterra in mezzo. Dybala inciampa senza riuscire a tirare e i tedeschi partono in contropiede. Smalling tentenna sul piccolo Adli, che potrebbe mangiarsi e invece no, scrive il Corriere dello Sport.

La palla si avvicina alla porta della Roma e Karsdorp, inesauribile, arriva in soccorso del compagno. Lì tocca di esterno piano piano e poi crolla a terra, mentre Grimaldo piomba sul pallone e sistema l’assist per Wirtz. E’ stato un harakiri sì, ma di generosità. A forza di fare su e giù, in questo 3-5-2 che lo obbligava a contenere e ad aggredire, può capitare il momento in cui ti si annebbiano testa e cuore.

Da quel minuto non c’è stato ritorno. Per la Roma, che ha compromesso in maniera irreversibile la semifinale, e per lo stesso Karsdorp, che è andato in tilt combinandone una dietro l’altra. Non scopriamo oggi la fragilità caratteriale di questo ragazzone olandese, già esposto alla pubblica gogna da Mourinho dopo un turbolento Sassuolo-Roma. E già più volte vicinissimo all’addio per incomprensioni con la società. Ma rivederlo così smarrito e inadeguato dentro a una partita più robusta di lui è stato troppo anche per i tifosi più innamorati del mondo, che lo hanno sonoramente fischiato nel momento della sostituzione.

A Karsdorp erano saltati i nervi molto prima che De Rossi lo richiamasse in panchina. Per questo non è sorprendente che abbia risposto con applausi polemici rivolti alla Curva Sud. Lo è ancora meno la sua decisione – non nuova – di infilarsi di corsa nello spogliatoio senza aspettare la fine della partita insieme ai compagni. Il biondo Rick scappava soprattutto da se stesso e dal disagio del colpevole. Ma ovviamente ha alimentato il risentimento della gente che già in passato non aveva apprezzato i suoi comportamenti – in primis – e il suo rendimento.

Oggi è troppo facile etichettarlo come «traditore», utilizzando il termine forte che scelse Mourinho in quel pomeriggio d’autunno a Reggio Emilia. Ma l’errore di Karsdorp è figlio di altri errori. Il primo in ordine cronologico risale addirittura al quarto di finale contro il Milan, quando Celik si fa espellere per un fallo assurdo su Leao. Ragioniamo: la Roma gioca in dieci più di un’ora, si sfianca e quattro giorni dopo si consegna al Bologna. De Rossi è costretto a giocare sempre con i migliori o quasi, perché è impegnato sul doppio fronte. E arriva con poche energie all’appuntamento europeo, quello al quale i giocatori e i tifosi tengono di più. Gli manca Celik, gli manca Kristensen che non poteva entrare in lista Uefa, ma per non snaturare la squadra ripesca Karsdorp, che peraltro ha appena recuperato da un problema fisico. Karsdorp incontra Smalling, più timido che mai, e tortura un pallone semplice spegnendo l’interruttore della logica. Il calcio e la vita sono così: gli attimi cambiano tutto.

E adesso è complicato riprendere il filo. De Rossi non è contento di come Karsdorp abbia reagito al cambio e sicuramente lo lascerà fuori contro la Juventus. Ma potrebbe non chiedergli più nulla, aspettando che il nostro decida di andarsene con un anno d’anticipo sulla scadenza del contratto durante il mercato estivo. Nel 2023, quando Mourinho se ne voleva privare, Tiago Pinto non riuscì a convincerlo a partire. Tra qualche settimana ci proverà un nuovo direttore sportivo.



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