Kevin Strootman

(Il Messaggero – A. Angeloni) Napoli come un incubo. Napoli per dire il San Paolo di Napoli. Un incubo per Kevin Strootman, che domani torna sul luogo dove sono cominciati i suoi problemi, era il 9 marzo del 2014. La notte del crack, di quel ginocchio spezzato all’improvviso, dopo appena 13 minuti e che lo ha trascinato per circa due anni nell’oblio: due interventi, mesi di riabilitazione e di dubbi. Tornerò? Sì. Tornerò come prima? Probabilmente sì, quattro anni dopo ancora non lo abbiamo definitivamente capito. Ma che sia tornato, almeno quello, è già un fatto certo e positivo. Napoli non è stata città del sole nemmeno la prima volta in cui Kevin l’ha incontrata, più o meno un mese prima, nella semifinale di ritorno di Coppa Italia, ovvero il 12 febbraio dello stesso anno.

IL ROSSO – Protagonista nell’andata di quella coppa, con un gol (lì è nato il soprannome di Garcia, “lavatrice”), sinistro straordinario da trenta metri sotto l’incrocio dei pali, è stato espulso al San Paolo dopo 35 minuti della ripresa con la Roma ormai in balia della squadra all’epoca allenata da Benitez. Rimonta subita e addio coppa, con Kevin che, uscendo, si è fatto pizzicare dalle telecamere mentre sputava a terra, idealmente contro tutti i tifosi presenti, che in quel momento lo stavano fischiando. Un mese dopo, come detto, il ginocchio ha ceduto brutalmente e con poco animo solidale, gli stessi tifosi lo hanno fischiato mentre usciva in lacrime e su una barella. Scena pietosa (i fischi, non certo l’uscita in barella), come non elegantissimo lo striscione esposto qualche mese dopo per ricordare il suo infortunio. Ecco, Strootman da quella sera non ha più giocato al San Paolo, sono passati quattro anni. Chissà cosa proverà quando entrerà in quello stadio. Del resto ci sono quei luoghi che, per una serie di motivi, vorresti evitare. Tutto lascia pensare, conoscendo il personaggio, che Kevin non veda l’ora di affrontare il Napoli, su quel campo e davanti a quei tifosi “nemici”. Perché al di là di come sia la sua condizione fisica attuale, uno come l’olandese non ama tirarsi indietro. Anzi, davanti alle situazioni tese, tende a caricarsi. La lavatrice è in movimento, ora un po’ lento, ma comunque è ripartita. Kevin non c’era nemmeno lo scorso anno, quando la Roma è riuscita a trionfare: in mezzo alla settimana ha avuto un problema alla schiena. Giocò Paredes. Kevin non c’era nemmeno nel triste e anemico 0-0 dell’anno precedente (13 dicembre 2015), figuriamoci se poteva presentarsi quando la Roma uscì sconfitta per 2-0 (Higuain-Hamsisk) nel novembre del 2014.

È IL MOMENTO – Ci siamo, questa dovrebbe essere quella giusta. L’aria non è delle migliori, ma Di Francesco punta su di lui. Perché questo è il momento di tirare fuori quel carattere, perché adesso si dovrà notare se la squadra riuscirà a dare una mano all’allenatore e viceversa per raggiungere, insieme, l’obiettivo Champions. Quindi, tutto in mano agli storici trascinatori. A Napoli, come fosse la prima volta. Per ricominciare. E poi in futuro si vedrà: Kevin ha sempre quella clausola da 45 milioni di euro, che è un po’ la tassa sul suo domani. Insomma, vedi Napoli e poi risorgi.



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