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Rassegna stampa

Kumbulla: “Voglio diventare un pilastro della Roma e dell’Albania”

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ULTIME NOTIZIE AS ROMA KUMBULLA – Marash Kumbulla, difensore della Roma, ha rilasciato un’intervista a ‘Sportweek’ parlando della sua esperienza in giallorosso e nella nazionale albanese. Queste le sue parole:

Leader dell’Albania e il sogno Mondiale.
Io ci tengo tantissimo ad essere d’esempio, aiutare i tanti albanesi che vivono in Italia. Mi piacerebbe diventare un riferimento per molti giovani. Non mi sono mai sentito lontano, neanche ora che per i tanti impegni ho meno tempo per andare in Albania. Da piccolo ci andava in vacanza, dai nonni stavo anche un mese e mezzo, era bellissimo. Il Mondiale? E’ il mio sono più grande. Siamo un Paese piccolo, il traguardo è difficile. Ma noi albanesi siamo forti, un popolo patriottico, riusciamo a colmare il gap con il carattere e la voglia di arrivare.

Il primo anno alla Roma e l’aiuto di Fonseca.
All’inizio ho fatto fatica, la città è grandissima. Io poi a Verona non vivevo neanche in centro ma in periferia. E’ tutto un altro mondo: la prima esperienza lontano da casa, la prima volta che ho cambiato squadra. All’inizio è stato complicato, ma ora mi sento come a casa. Sono giovane. Cerco di dare il massimo, sapendo che posso migliorare. Ma uno dei miei grandi sogni è diventare un pilastro della Roma, aiutandola a vincere qualcosa. Fonseca? Mi ha fatto crescere nella selezione delle scelte sul posizionamento. Nella fase difensiva non è cambiato molto: con Juric giocavamo a uomo a tutto campo, con Fonseca solo in alcune zone.

L’esperienza del Covid.
È stata una brutta esperienza, anche se io non sono stato male, ero solo un po’ stanco i primi giorni. Ma con oltre centomila morti, è evidente come sia uno dei momento più brutti della storia dell’Italia. Prima o poi ne usciremo, quando non lo so. Ma ho la sensazione che la soluzione del problema non sia così vicina come si spera.

La nuova proprietà.
I Friedkin guardano ogni allenamento, sono sempre a disposizione. Mi hanno fatto subito un’ottima impressione. La loro presenza aiuta nei momenti felici, ma soprattutto in quelli di difficoltà.

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Le partite senza tifosi.
Ora ci siamo abituati, anche se uno stadio vuoto ti dà meno carica. All’inizio è stato un trauma: entri in campo e ti sembra di giocare la partitella del giovedì. Meglio con i tifosi, anche se ti fischiano. Tra il niente e i fischi, preferisco i fischi. A me poi i rumori aiutano a concentrarmi. Non vedo l’ora di giocare all’Olimpico coi tifosi.

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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