Edin Dzeko, Lorenzo Pellegrini

ULTIME NOTIZIE AS ROMA MANCHESTER UNITED DZEKO – La parola «nostos», in greco, significa ritorno. È la radice del termine nostalgia, quella che un vecchio ragazzo di 35 anni proverà oggi quando s’imbarcherà per uno strano volo destinazione futuro, ma anche passato, scrive La Gazzetta dello Sport.

Parlare di Edin Dzeko e Manchester, in fondo, significa recapitare all’attaccante della Roma una cartolina con un’istantanea del tempo perduto, che però può essere anche ritrovato, in una notte in cui di sicuro non si sentirà solo.

Perché il bosniaco, che domani sfiderà lo United nella sua tana leggendaria, è stato uno dei simboli dell’altra metà del cielo di quella città inglese su cui Mark Twain disse che gli sarebbe piaciuto viverci, perché in questo modo il passaggio alla morte «sarebbe risultato impercettibile». Invece Dzeko a Manchester ha trovato tanta vita, incarnando per 4 anni e mezzo uno dei simboli del City, i nuovi padroni, con cui – dal gennaio 2011 al 2015 – ha vinto due Premier League, una Coppa d’Inghilterra, una Coppa di Lega e una Community Shield, segnando 72 gol.

Nessuna sorpresa che uno come lui non abbia paura di presentarsi all’Old Trafford per cercare di regalare amarezze, facendo lievitare la Roma verso la finale di Europa League. Certo, Dzeko – come tanti attaccanti – è della scuola che recita come «i gol siano tutti uguali, si legge solo il nome sul tabellino», ma Edin sa che ce ne sono alcuni speciali.

Il primo in casa United, ad esempio, segnato con la maglia del Wolfsburg. «Non lo dimenticherò mai – ha detto al sito Uefa – perché è stato il mio primo in Champions nella mia prima partita in quello stadio». Ora la ribalta è diversa, così come l’emozione. «Non sono più tornato a Manchester da quando ho lasciato il City. Sarà un match speciale, visto che fino a qualche anno fa era un derby. Mi aspetto una grande partita e spero che andrà tutto bene».

Già, perché, dal giorno dell’addio all’Inghilterra, Dzeko ha fatto la storia della Roma, diventandone il 3° attaccante più prolifico della storia, griffando 117 reti, meno solo di Totti e Pruzzo. Segno, però, che gli anni stanno passando in fretta. «Penso che quando acquisisci esperienza, metti meno pressione su te stesso per i gol. Quando sei giovane, invece, devi dimostrare chi sei; adesso ho 35 anni e voglio ancora segnare».

Sarà per questo che in Europa ha realizzato 4 gol nelle ultime 5 partite e in campionato l’acuto gli manca da 11 gare. Ma visto che si tratta di Coppa, il mondo giallorosso, che perciò è autorizzato a sognare, anche perché allo United ha già segnato 7 reti, tra cui due doppiette all’Old Trafford. «Conosciamo la loro forza. Il Manchester parte certamente favorito, ma il fatto stesso di essere arrivati in semifinale ci dà il diritto di crederci. Sappiamo che anche noi abbiamo qualità ma innanzitutto dobbiamo giocare da squadra. Poi tutto è possibile. Quando giochi una semifinale, vincere diventa è certamente l’obiettivo. Quando sei così vicino, alzare la Coppa diventa il traguardo. Davanti a noi abbiamo uno degli avversari più forti degli ultimi venti anni e non sarà facile, ma non dobbiamo avere paura. Tutto è possibile».

Vincere sarebbe il modo migliore, forse, anche prepararsi al probabile addio. Con una certezza piena di nostalgia: vada come vada, quello con la Roma è stato un grande amore.



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