ULTIME NOTIZIE AS ROMA MOURINHO – Tempo, tempo, tempo. È la parola chiave di questo inizio di stagione della Roma, il mantra che José Mourinho non abbandona mai. Né dopo una vittoria (e finora sono nove su 11 partite giocate) né dopo una sconfitta (quelle arrivate prima a Verona e poi nel derby), scrive La Gazzetta dello Sport.
Perché l’allenatore portoghese sa bene che la Roma ha dei difetti strutturali, che non è stata costruita perfettamente e che in alcuni ruoli ci sono delle falle evidenti nella rosa (al mancato arrivo di un centrocampista centrale e di un cambio vero per Karsdorp bisognerà ovviare a gennaio, nel mercato invernale), ma sa anche bene che l’obiettivo dichiarato del club è il ritorno in Champions League e – quindi – almeno il quarto posto finale.
A conti fatti, dopo sette partite la Roma è quindi in perfetta linea con l’obiettivo, essendo quarta con una partita di vantaggio (la quinta, la Fiorentina, è sotto di tre punti, ma con lo scontro diretto a sfavore). La vera domanda però è un’altra: dove può arrivare davvero questa Roma? Probabilmente a dare la dimensione dei giallorossi sarà la prossima chicane di campionato, quando tra questa sosta e la prossima i giallorossi affronteranno tre big del valore di Juventus, Napoli e Milan.
Finora, infatti, la Roma ha potuto godere anche di un calendario favorevole, dove nelle prime sette partite le avversarie più difficile che ha dovuto affrontare sono state Fiorentina e Lazio. Insomma, quel quarto posto è meritato, ma va rivalutato dopo le sfide con i pesi massimi del campionato. Tutte le altre, infatti, hanno già vissuto almeno uno scontro diretto.
La Roma no. Ma sta per fare il pienone proprio adesso, visto che alla ripresa ci sarà la trasferta in casa della Juventus, poi all’Olimpico arriverà il Napoli dell’ex «Spallettone» (come l’ha definito giocosamente Mourinho) e dopo la trasferta di Cagliari la sfida al Milan, ancora all’Olimpico. Insomma, ottobre sarà davvero il mese della verità e ci darà la dimensione reale della squadra giallorossa. In attesa poi del mercato di gennaio, che dovrà portare in dote quelle pedine che oggi mancano allo scacchiere di Mourinho.
Se infatti la Roma dovesse passare bene questo mese di ottobre, allora sarebbe lecito avere sempre più fiducia e sperare magari anche in qualcosa di più del quarto posto. L’obiettivo vero, infatti, è arrivare alla virata di gennaio il più in alto possibile, aspettando poi che il mercato aggiusti le falle. Ad oggi la Roma, così com’è, non può sperare di andare oltre il quarto posto, per stessa ammissione di Mourinho. «Ci sono squadre che quando cambiano hanno delle panchine top, noi ci dobbiamo arrangiare con i ragazzi», ha detto spesso e volentieri l’allenatore giallorosso.
Che ha già messo nella «black list» i vari Reynolds, Villar, Diawara e Mayoral. Per loro a gennaio sarà meglio andare a giocare altrove, perché a Roma di spazio ne avranno sempre poco. Dei quattro, forse l’unico che Mou si terrebbe volentieri è Mayoral («Restare con due soli attaccanti è troppo pericolo», ha detto il portoghese), ma è probabile che sia proprio lo spagnolo a trarre conclusioni diverse. Del resto, oramai Borja ha capito chiaramente che avendo speso 60 milioni di euro per Shomurodov ed Abraham, per lui le possibilità di giocare saranno sempre ridotte al lumicino, non essendo un asset del club. Ed allora se ci si dovrà dire inevitabilmente addio a giugno, facile che Mayoral voglia anticipare i tempi.
Ma per capire bene quanto può valere davvero questa Roma ci sarà da registrare anche la tenuta difensiva. Nelle 11 partite giocate finora la Roma ha subito in tutto dieci gol, quasi uno a partita. Non sono numeri da Mourinho, che ha sempre basato sull’ermeticità difensiva le sue squadre e le sue vittorie.
E se la tenuta difensiva dipende anche dalla copertura dei mediani (Veretout e Cristante sono costretti a giocare sempre, ovvio che a volte fatichino), c’è anche un problema in difesa evidente legato a Chris Smalling. Con i due infortuni muscolari di questo inizio di stagione è oramai acclarato come l’inglese non sia più affidabile dal punto di vista della tenuta fisica (lo scorso anno si è fermato cinque volte, giocando solo 21 partite). Doveva essere il difensore dominante, servirà probabilmente un ritocco anche lì. Per sperare di volare in alto.
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