È un campionato che ignora l’estate, mancano le sorprese, le prime tre di adesso sono già le prime tre della scorsa stagione. Le altre giocano a prendersi punti, non hanno continuità e difficilmente la troveranno. La vera novità di giornata è l’ingresso della crisi climatica universale nel campionato. Piccoli tifoni tropicali sospendono due partite, una definitivamente, l’altra per un periodo lunghissimo, un’ora e cinque minuti, cioè fino a chiedersi se sia stata una partita regolare. Il Milan perde in casa senza troppi rimpianti. È una squadra lenta, senza personalità e senza idee. L’attacco è la sua parte buona, ma raramente viene chiamato in causa con intelligenza. L’Udinese è venuta a San Siro con due terzini offensivi, due punte e un trequartista. Questo ha costretto Montolivo a partire molto da dietro e a lasciare spazio nel mezzo. Ma è in generale che il Milan sembra una cosa piccola. La panchina è piena di ragazzi sconosciuti, in campo non c’è chi sappia dare un codice alla manovra. Mancano le basi del calcio, movimento, rapidità di gioco, carattere. È molto più dura di quello che si pensava. In un’Italia spaccata, metà da piogge tropicali e caldo agostano, ha debuttato il time out. Direi che se ne può fare a meno. Non è crudeltà, ma il gioco nel calcio è progressivo, segue spesso il crescendo di una squadra. Se s’interrompe per due minuti di ristoro si ottiene di interrompere quel crescendo e di ricominciare da un’altra partita. A metà settembre non è un fattore accettabile. Come prendere un the caldo a gennaio, diventa un altro sport.

La Roma vince ancora con Totti il cui ruolo è ormai chiaro. Entra nei finali quando la squadra perde. Il piccolo miracolo è che riesce a cambiare le partite. Con la squadra in avanti per recuperare, Totti non deve correre a marcare, così si rende «accettabile», va in mostra la sua bellezza e non il suo limite. Va da sé che questa favola di Totti è uno dei problemi della Roma, ma sono così pochi i giocatori di questo genere da dar ragione a chi se li pone. Rischia molto l’Inter, il Pescara gioca bene, cosa che l’Inter non sa fare. È un corpo inerte, qualunque cura sembra non dare risposta. L’Inter gioca sempre alla stessa maniera, quasi annoiata, un lungo trasporto del pallone come fosse un peso. Ma Joao Mario è un buon giocatore, migliorerà, sarà più utile. E soprattutto ritorna Icardi, quasi noioso per 90 minuti, quasi fantastico negli ultimi 10 minuti. È il vantaggio di avere grandi giocatori. L’Inter li ha, ora avrà più calma per armonizzarli e sveltirli. Ma ha una sua forte differenza che ora comincia ad accendersi.

(Corriere della Sera – M. Sconcerti)



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