«Adesso è da dentro o fuori». Almeno così i proponenti del progetto Stadio della Roma, la Roma e Luca Parnasi, interpretano l’appuntamento di oggi in Campidoglio. Ieri si è tenuto l’ultimo tavolo tecnico che aveva il compito di lanciare l’appuntamento politico: il taglio alle cubature è stato perfezionato e i cinque rilievi mossi dal Comune, motivo del parere non favorevole del 1 febbraio, sembrano aggirati dopo una settimana di lavoro. Si parla della riduzione di un quarto di cemento, un taglio consistente ma certamente lontano dai volumi che Paolo Berdini, assessore all’Urbanistica le cui dimissioni sono state congelate dalla sindaca, voleva per l’area di Tor di Valle.
«Entro i limiti del piano regolatore (350mila metri cubi), non uno di più», era il tormentone che ieri l’assessore ha rilanciato sul Fatto Quotidiano: «Se Raggi ha voglia di portare avanti la battaglia, sarò al suo fianco». Mossa che ha avuto l’effetto di allontanare ancora di più le parti: «La pazienza ha un limite», la risposta stizzita di Raggi. Lanzalone in serata uscendo dal Comune ha provato (inutilmente) a schivare i cronisti. «Abbiamo discusso di tutt’altro. Se abbiamo parlato di Berdini? Per carità, non mi compete e non mi sembra il caso». A chi gli chiede se l’assenza di Berdini può incidere sull’esito dell’incontro di oggi, Lanzalone risponde: «Non spetta a me dirlo. Se sarà più facile fare lo stadio? Non credo, è un discorso corale non legato a una sola persona». E’ di fatto la conferma di un commissariamento dell’Urbanistica. E infatti ieri sera la maggioranza M5S ha avviato la due diligence sugli atti prodotti, ma anche quelli non prodotti, dall’assessore. Piani di zona (il primo dossier esaminato è su Castelverde), ex mercati e, ovviamente, stadio.
(Corriere della Sera)
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