Rudi Garcia

(La Repubblica – M. Pinci) Soltanto 250 giorni fa, la Francia gli chiedeva di lasciare la panchina, visto che il suo Olympique Marsiglia, sulla prima pagina dell’Equipe, era diventato un “ FiascOM”. Ma Rudi Garcia è uomo che vive di rivincite, spesso consumate fredde, come si conviene. La sua se l’è presa arrivando a giocarsi stasera a Lione la finale d’Europa League contro l’Atletico di Simeone: ma se il Cholo è abituato – l’Atletico ne gioca una ogni due anni dal 2010 – per Rudi sarà la prima. La affronterà, 25 anni dopo la Champions League vinta dal Marsiglia nel ’93 e a 22 dall’ultimo successo francese ( la Coppa Coppe del Psg), quasi da intruso allo Stade de Gerland: così la vede il padrone di casa, l’allenatore del Lione Genesio, che nei giorni scorsi ha messo l’accento su qualche aiutino ricevuto dall’OM in semifinale. « Parla lui, che se avessimo avuto il Var sarebbe staccato dietro di noi», aveva replicato Garcia, che invece in Ligue 1 gli guarda le spalle. Una delle tante frasi a effetto del suo repertorio. In Francia ricordano quel «Non sono un messia » con cui si presentò al Vélodrome nell’ottobre del 2016: la squadra era 13 ª in classifica, riuscì a portarla in Europa. Il come, è già leggenda: ricordano ancora i calciatori che poco dopo essere arrivato, Garcia fissò l’obiettivo Europa facendo dipingere ovunque, sui muri del centro sportivo, il numero 6. Un riferimento al sesto posto, obiettivo per tornare a giocare le coppe. Era riuscito a riportare in Europa anche la Roma depressa dalla Coppa Italia persa con la Lazio, restituendola al vertice della Serie A al motto « abbiamo riportato la chiesa al centro del villaggio » . Ma pure lì aveva rimesso mano alle abitudini locali: chiese di ridipingere le pareti della mensa con colori più tenui, introdusse il ritiro pre partita in hotel per non dover passare troppo tempo in pullman tra Trigoria e lo stadio. Qualcuno per questo lo chiamava “il team manager”, in quella Roma a cui avrebbe voluto regalare un trofeo e da cui è ripartito senza esserci riuscito. Ma con un nuovo amore nel cuore, Francesca Brienza, conosciuta quando era il volto femminile della tv della società e che adesso vorrebbe dargli un figlio (ha 3 figlie con la moglie da cui è separato). Nella capitale ha comprato una villa e trovato qualche amico – il dentista Daniele – ma non il consenso che sperava, dopo un innamoramento iniziale: tornare ad abituarsi ai secondi posti non è bastato alla città. Che oggi dovrà sperare perda perché la Roma finisca in 2ª fascia di Champions. A Marsiglia percorso inverso: fiducia tiepida, scetticismo, fino alla richiesta di dimissioni avanzata da un gruppo di tifosi lo scorso 11 settembre. Quando dopo un mercato da 96 milioni tra gennaio e giugno per assecondare ogni sua richiesta, dal talentuoso Payet al solido Luiz Gustavo, dal bomber Mitroglu al regista Sanson, la squadra incassò 9 reti in due partite, di cui 6 nel derby con il Monaco. Pareva la fine, si è rialzato. E stasera, con un po’ di fortuna, potrebbe far sì che “ Europa”, a Marsiglia, non sia più solo un ricordo sbiadito della Champions del ’93.



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