Paolo Berdini

Il filo che tiene appeso Paolo Berdini alla giunta guidata da Virginia Raggi si fa ogni giorno più sottile. L’assessore all’Urbanistica non è solo “dimezzato”, messo “sotto tutela”, con gli atti che ha prodotto finora finiti sotto la lente di un pool di esperti che ne valutino la correttezza. L’ingegnere di sinistra ha ormai perso (probabilmente per sempre) la fiducia della sindaca. E l’audio pubblicato ieri da Mattia Feltri, firma della Stampa, aggrava se possibile la sua posizione. Resta il nodo del sostituto, però. Perché la prima cittadina non sarebbe intenzionata ad assumersi la responsabilità dell’Urbanistica. E dunque, le prossime ore saranno decisive per capire se c’è la possibilità di trovare un nuovo assessore che porti avanti i dossier di Berdini, dai piani di zona al nuovo Stadio della Roma. Sull’arena a Tor di Valle domani è previsto un nuovo incontro del tavolo tecnico. Poi toccherà ai “politici”, forse martedì, forse mercoledì che dovrebbero chiudere per poi passare alla scrittura degli atti che restano da fare prima della riapertura della conferenza dei servizi con la Regione Lazio, il 3 di marzo. Alla riunione politica, con tutta probabilità, Berdini non ci sarà. Non è detto che ci sia, però, già il nuovo assessore all’Urbanistica.

Anche perché la ricerca non è di quelle facili. I nomi finora vagliati o non sono adatti o preferiscono evitare di entrare in squadra. E questo alla luce delle difficoltà di tenuta della giunta, tra liti e inchieste che coinvolgono la sindaca. Anche per questo, per accelerare la ricerca, è stata coinvolta la maggioranza, come già era accaduto nello “scouting” dell’amministratore unico di Ama, quando il nome di Antonella Giglio fu fatto per prima dalla consigliera Carola Penna. «Su scelte così importanti serve condivisione», continua a ripetere Raggi in queste ore. In prima fila ci sono Alessandra Agnello e Donatella Iorio, rispettivamente presidenti della commissione Lavori pubblici e di quella Urbanistica. Si fa incetta di curricula ma al momento non ci sono preferenze. Anche perché l’unico nome realmente sul tavolo già da settimane, già prima della pubblicazione del colloquio sulla Stampa, il professore Carlo Cellamare, si è sfilato. Né è interessata Guendalina Salimei, architetto, autrice di un noto progetto di riqualificazione di Corviale. «Non me l’hanno ancora chiesto. E per fortuna — spiega al telefono — diciamo che non c’è ancora stato bisogno di dire di no. Lo farei volentieri, per la mia città. Ne avrebbe tanto bisogno. Ma in questo momento non posso. E poi io avrei detto sì alle Olimpiadi. Low cost, diverse, ma le avrei fatte. Non mi sarei certo fatta sfuggire quell’occasione, magari rendendole sostenibili e cambiando il progetto. Ora a Parigi si staranno leccando i baffi».

La sua posizione, dunque, sembra più vicina a quella di Berdini (che in estate si disse favorevole alla candidatura della capitale ai Giochi del 2024). Non sarà facile pescare nemmeno tra gli attivisti come Francesco Sanvitto, 73 anni, architetto, componente del tavolo urbanistica M5S, già molto critico con chi, all’interno della giunta, è intenzionato ad andare avanti con il progetto del nuovo stadio della Roma: «Noi del “tavolo” siamo molto arrabbiati», afferma. Alcune settimane fa quel “tavolo” ha presentato una bozza di delibera per annullare quella approvata ai tempi di Ignazio Marino che concede la “pubblica utilità” all’opera a Tor di Valle. «Prima anche Daniele Frongia era contrario. Poi cos’è successo? Io non posso fare l’assessore — conclude Sanvitto — Da una vita faccio la guerra a un certo tipo di interessi. Desidero campare con me stesso pacificamente».

(La Repubblica – M. Favale/L. D’Albergo)



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