NOTIZIE STADIO AS ROMAEurnova, la società di Luca Parnasi che dovrebbe costruire il nuovo stadio a Tor di Valle in asse con James Pallotta, è senza guida: il cda si è dimesso in blocco. La missione dei nuovi manager era ostica: provare a tenere in vita un progetto sbalestrato non solo dalla tormenta delle indagini ma anche da una ridda di falle tecniche, un lungo elenco di correzioni e prescrizioni tutte messe nero su bianco dalla Conferenza dei servizi della Regione.

Il presidente della Eurnova RiccardoTiscini, l’amministratore delegato Giovanni Naccarato e il consigliere d’amministrazione Giovanni Sparvoli hanno rimesso il mandato nelle mani della proprietà giovedì sera, anche se la notizia è trapelata solo ieri. Alla base della decisione c’è l’impossibilità di proseguire il lavoro in una società che ha urgente bisogno di liquidità, impegno a cui ora i Parnasi hanno promesso di far fronte. Tocca vedere come.

Pallotta da mesi ha fatto capire di voler comprare i terreni di Parnasi. Il 16 febbraio scorso una delegazione della Eurnova era volata negli States per buttare giù il contratto ed era tornata in Italia con un accordo di massima. Quella stretta di mano prevedeva la vendita del pacchetto Tor di Valle a 105 milioni di euro, anche se il manager americano avrebbe dovuto versarne 9 nella prima fase. Una sorta di caparra, aspettando le mosse del Campidoglio. Queste erano le condizioni trattate con Eurnova. Ma la seconda retata di arresti, che ha coinvolto anche De Vito, ha ulteriormente rallentato l’iter di approvazione in Comune. E anche Pallotta, a quel punto, ha schiacciato il freno, optando per la cautela.

Ma quale progetto? In Comune le riunioni con i tecnici del Dipartimento Urbanistica, fondamentali per stilare la bozza della variante, sono tutte sospese. Senza contare che tra i consiglieri grillini circola da due settimane un nuovo parere legale, chiesto dal M5S della Regione Lazio, che smonterebbe pezzo per pezzo l’operazione. Lo ha chiesto una big dei 5 Stelle romani, la capogruppo alla Pisana, Roberta Lombardi, che da tempo spinge per tornare alla linea delle origini. E cioè: no a Tor di Valle.

(Il Messaggero)



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