Chiuso il 2016 tra record di punti e il gol di Higuain a rovinare le feste, il nuovo anno della Roma comincia a Genova, dove il calciomercato imperversa e gli addii di Pavoletti e Rincon fanno discutere. Partiti uno in direzione Napoli, l’altro verso la Torino bianconera, sono i primi rinforzi delle avversari e dirette dei giallorossi, che dovranno rimboccarsi le maniche sia in campo sia sul mercato per restare nel vivo delle ambizioni di inizio stagione. «Noi – si difende Spalletti nella prima conferenza del 2017 a Trigoria – siamo forti e qui tutti si aspettano di vincere: la società, i giocatori, i dirigenti, e io per primo. Bisogna farlo vedere, punto. Juventus e Napoli si sono rinforzate con un giocatore in più, Rincon piaceva anche a noi… Per migliorarci in qualità dovremmo investire somme che ora non possiamo permetterci, ma stiamo vigili e Massara sta valutando quello che il mercato offre per sostituire Salah e Iturbe». Il «miglior acquisto» che il toscano farebbe non necessita di un dispendio di soldi, eppure appare di difficilissima realizzazione: «Vorrei che togliessero le barriere e facessero tornare i tifosi allo stadio. Gli allenatori e i giocatori bravi si sostituiscono, la stessa cosa non si può fare con la passione del nostro pubblico. Con la Sud piena, le partite della Roma le venderebbero da tutte le parti: quelli di Sky dovrebbero pagare il biglietto a chi va in curva».
In trasferta il male è minore, lontano dall’Olimpico i tifosi non fanno mai mancare il loro sostegno. A Marassi, dove la Roma ha vinto 8 degli ultimi 9 incontri, saranno in 1.500 nel settore ospiti. Con un successo i giallorossi andrebbero a -1 dalla vetta, aspettando la risposta dei bianconeri (che hanno però una partita da recuperare) in serata allo Stadium con il Bologna. «Qui c’è tutto per vincere», ha giurato Spalletti qualche giorno fa, ma a Torino c’è l’abitudine a farlo e non è che gli dispiacerebbe allenare un club così: «In futuro mi siederei sulla panchina della Juve, così come su quella di Milan, Fiorentina o Inter. E’ il mio lavoro, sono un professionista e andrei da tutte le parti». Sorpreso dalla domanda, ha scelto una risposta poco Capelliana. Nel futuro prossimo di Spalletti, però, c’è ancora la Roma e la firma sul rinnovo è attesa a marzo, risultati permettendo: «Dipendiamo da quelli. Se non vinco è giusto che io venga sostituito». Pallotta non ha intenzione di cambiare, a un anno di distanza dall’incontro a Miami è sempre convinto di aver fatto la scelta migliore: «Al presidente – dice Spalletti – non ho mai chiesto nulla. Non mi piaceva l’andazzo della Roma in quel periodo, i modi di fare dei giocatori forti nelle partite mi dispiacevano e sono tornato per ricostruire il loro valore. Non ho da chiedere niente nemmeno ora, la squadra ha consolidato la sua forza. Ma per continuare a meritare questa società si deve vincere, dobbiamo dare il massimo per raggiungere il massimo obiettivo».
Spalletti ha studiato il Genoa nelle gare contro le big del campionato, in cui i rossoblu «hanno mostrato di essere forti soprattutto nell’impatto fisico, di battaglia. È la maggior insidia, assieme al calore dei tifosi». Che mancherebbe in caso di un Boxing Day all’italiana, perché «non ci sono gli stadi per fare come in Inghilterra. Non è una questione di calendari: facciamo gli stadi, in primis quello della Roma». A Marassi ci sarà Totti, in panchina, dopo aver superato l’infiammazione tendinea, e nell’attacco orfano di Salah trovano conferma Perotti e Nainggolan dietro Dzeko. Il modulo è quello di fine 2016, con Ruediger, il recuperato Manolas (in dubbio fino all’ultimo, ma dovrebbe farcela) e Fazio a tenere le redini della difesa, Peres-Emerson esterni di centrocampo. Si rivede Paredes, Vermaelen è di nuovo out, ma punta a rientrare a Udine.
(Il Tempo – E. Menghi)
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